La memoria: tra il ricordo e la perdita

The Memory: between remembrance and loss

S. DOMENICHETTI

Psichiatra, Dipartimento Salute Mentale ASL, Firenze

Key words: Memory � Remembrance � Brain � Emotion

Correspondence: Dr. Sandro Domenichetti, via Giuliano Ricci 11, 50141 Firenze – Tel. +39 055 419992 – E-mail: sanddom@libero.it

“Dei miei organi preferiti, il secondo è cervello”
Woody Allen

La vita, afferma Proust, è un compito di estrema gravità: “Vivere significa � non far spezzare la catena degli eventi di cui noi siamo attori, significa continuare ad aggiungere anelli a questa catena, che diventa però sempre più pesante e lo sforzo necessario a sostenerla è, ad un certo punto, tanto gravoso che questa si spezza e moriamo” (1). Perdere il passato, perdere la memoria, vuol dire perdere il fondamento perché la vita continui; partiamo da questa considerazione proustiana per affrontare il tema del ricordo, esperienza che costruisce la consapevolezza di sé e che definisce la relazione tra il mondo affettivo e quello cognitivo.

Henri Bergson definisce la durata, proprietà fondamentale del tempo, come “� lo scorrere senza posa, e conseguentemente di non esistere che per una coscienza e per una memoria” (2), memoria che si avvicina alla “percezione pura”. Cioè non “la mia percezione concreta e complessa, quella che è gonfiata dai miei ricordi e che presenta sempre un certo spessore di durata � ma quella che avrebbe un essere collocato dove sono io, vivente come io vivo, ma assorbito nel presente e capace, tramite l�eliminazione della memoria in tutte le sue forme, di ottenere una visione a un tempo immediata e istantanea della materia” (3). Una percezione, dunque, che coincide con il suo oggetto e che non può, come tale, accadere che nel tempo istantaneo. È il presente, la sua memoria, che irrompe in questo modello ideale e ne ha il sopravvento, tanto che “il fondo d�intuizione reale e per così dire istantaneo sul quale si dispiega la nostra percezione del mondo esterno è poca cosa in confronto a tutto ciò che vi aggiunge la nostra memoria” (3). Quindi la nostra conoscenza della realtà è fatta di percezioni impregnate di ricordi. La memoria di Bergson funziona attraverso operazioni di raccolta di tutte le immagini che via via si producono, il corpo è una di queste immagini: l�ultima, per l�esattezza. E se il corpo in generale è un�immagine, è ovvio che lo è anche il cervello. Questo legare la percezione, la memoria e il corpo, con passaggi dall�uno all�altro attraverso la dimensione temporale, definisce la costruzione della funzione mentale di cui la memoria è attributo fondante come organizzazione autoriflessiva che pensa il corpo. È questo il punto su cui dibattono i moderni neuroscenziati, in un continuo rimando tra memoria e coscienza, e in questo rapporto si esaltano alcune funzioni di quest�ultima: quella soggettivizzante, la coscienza definisce il sé nella relazione e nell�azione. Anche un animale è operativamente consapevole di essere separato dal mondo e “sa” distinguere il sé dal non-sé, così come le cellule del sistema immunitario distinguono il self da non-self; ma ciò che distingue questo sé da quello cosciente dell�uomo è che il primo è un sé procedurale, il secondo esplicito e concettuale. La funzione sincronizzante: i dati che provengono dall�esterno (esperienza del mondo) e dall�interno (esperienza di sé) sono organizzati dentro categorie spazio/temporali. Ey (4) ha definito questa funzione l�attività che ci permette di sperimentare nello stesso momento, in un unico vissuto, i numerosi dati, esterni ed interni, che ci provengono. La sincronica rappresentazione degli elementi presenti nella coscienza e il confronto continuo con quelli immediatamente passati costituiscono l�esperienza che definiamo presente. È nell�ambito di questa funzione che compare una fondamentale distinzione tra l�operare cosciente da quello non cosciente: il primo funziona in sequenza, il secondo in parallelo.

Una terza funzione della coscienza è quella diacronica: ovvero la percezione dell�identità, stabile nel trascorrere del tempo.

La coscienza sembra, dunque, configurarsi come un tipo di memoria del sé nel tempo: ciò rende conto dell�espressione di Edelman che la definisce il “presente ricordato” (5). Israel Rosenfield, collega e collaboratore di Edelman, enfatizza il collegamento tra memoria e coscienza. La continuità della coscienza deriva dalla corrispondenza che il cervello stabilisce in momenti successivi con gli eventi nello spazio e nel tempo e il suo elemento vitale è l�autoconsapevolezza: “I miei ricordi emergono dal rapporto tra il mio corpo e l�immagine che il mio cervello ha del mio corpo (un�attività inconscia nella quale il cervello si costruisce un�idea generalizzata del corpo, idea che si modifica continuamente �). È questa relazione a creare un senso del “sé” (6). Anche nella visione di Rosenfield, quindi, la memoria non può essere considerata come un magazzino d�informazioni, ma piuttosto come un�attività continua del cervello. Questo si osserva soprattutto nel caso delle immagini. Quando ricordo l�immagine di un evento della mia infanzia, per esempio, non la prendo da un ipotetico archivio delle immagini preesistenti, devo formare coscientemente una nuova immagine. Infine, un senso del sé è essenziale perché tutti i miei ricordi siano esattamente i miei ricordi.

Questa riflessione trova corrispondenza nella ricerca sul funzionamento del cervello. Le Doux (7), attraverso studi sui meccanismi della paura, come il condizionamento contestuale, è arrivato a comprendere che l�ippocampo è il luogo dove, una volta raccolti ed assemblati i dati provenienti sia dalle diverse aree corticali sensoriali che da parte di altre zone del sistema limbico adiacenti ad esso, si forma la rappresentazione di ciò che è percepito nel presente e si forma l�accoppiamento tra il percepito e le emozioni che lo accompagnano. Molti altri ricercatori si sono dedicati allo studio di questa regione del sistema limbico (Edelman (5), Damasio (8), Halgren (9), Mesulam (10)) e la conclusione è che l�ippocampo presiede alla formazione della memoria dichiarativa, in altre parole della memoria cosciente, quella organizzata spaziotemporalmente che situa i ricordi lungo un continuum narrativo. Sembra che ogni attimo sia rappresentato nell�ippocampo per un certo tempo (nell�ordine di secondi) e, quindi, immagazzinato. Nel tempo, poi, i ricordi della memoria a lungo termine trovano altri depositi. Prova ne è il fatto che danneggiando l�ippocampo si provoca una cronica ed irreversibile incapacità a ricordare tutto ciò che è avvenuto da pochi istanti. Casi famosi come il marinaio perduto di Oliver Sacks (11) o il paziente H.M. di Scoville e Milner (12) erano dovuti a lesioni bilaterali dell�ippocampo: entrambi non riuscivano a ricordare il presente appena passato. Questo meccanismo ipotizzato per la formazione della memoria esplicita è implicato anche nella formazione dell�esperienza cosciente come dimostrano le ricerche di Edelman.

Bergson aveva anticipato queste ricerche intuendo che i ricordi espliciti si formano mentre vengono rappresentati alla coscienza insieme ai contenuti emotivi e vengono poi immagazzinati.

L�elaborazione iniziale delle memorie esplicite avviene nelle cortecce transizionali (prefrontale, limbica e parieto-tempero-occipitale) che sintetizzano le informazioni visive, uditive e somatiche; da qui le informazioni arrivano alle cortecce paraippocampica e peririnale, e quindi a quella entorinale, al giro dentato, all�ippocampo e di nuovo alla corteccia entorinale con un cammino inverso verso le cortecce transizionali. Pertanto la corteccia entorinale ha la duplice funzione di accesso e di uscita dall�ippocampo. È comprensibile che una lesione in questa regione provochi alterazioni gravi e le prime alterazioni patologiche nel morbo di Alzheimer hanno sede proprio nella corteccia entorinale.

Diversi ricercatori hanno ipotizzato l�esistenza di una “memoria di lavoro”: ovvero di un processore seriale a capienza limitata che integra il lavoro dei processori paralleli sottostanti. In altri termini essi ipotizzano l�esistenza di una memoria a breve termine che, rimbalzando tra i diversi distretti nominati, raccoglie costantemente le rappresentazioni mentali dei dati provenienti dalle cortecce sensoriali ed elaborate da quelle transizionali e le integra con una rappresentazione mentale di sé o, se preferiamo, con una memoria di sé. La stessa coscienza è pensata come l�integrazione di una memoria di sé con una memoria del mondo esterno.

Le rappresentazioni di sé e del mondo contenute nella memoria di lavoro, che rimbalza dall�ippocampo ad altre aree, che si rinnova ogni istante della vita di un individuo, è al momento stesso generatrice dei ricordi e integrata con le rappresentazioni del passato. Quindi la coscienza è un tipo di memoria che si sdoppia per confrontarsi continuamente con se stessa.

La centralità del ruolo di una regione filogeneticamente antica, come l�ippocampo per una funzione invece assai recente nell�evoluzione della specie come la memoria esplicita, deve essere giustificata dall�importanza che ha confrontare il presente (la memoria di lavoro) con i fatti del passato, per la sopravvivenza di un individuo.

Se la memoria esplicita è costruita dall�ippocampo e dalla corteccia cerebrale (diverse ricerche indicano le regioni cerebrali frontali e in particolare la corteccia orbito-frontale dell�emisfero destro, come aree cruciali nei processi di integrazione della memoria (13), dell�attaccamento (14), delle emozioni (15), delle rappresentazioni somatiche (16) e della cognitività sociale (17)), perché le lesioni dell�amigdala provocano disturbi alla memoria? L�ippocampo ha connessioni, attraverso le aree corticali dalle quali riceve i dati della percezione, anche con l�amigdala e con altri centri dell�emozione: quando l�amigdala è attivata essa stimola l�ippocampo a ricordare il presente in quel momento poiché quello è il contesto nel quale avviene lo stimolo al quale stiamo reagendo. Concetto così sintetizzato da Le Doux: “Senza l�eccitazione emotiva provocata dal sistema limbico, la memoria cosciente sarebbe emotivamente piatta; sono invece le co-rappresentazioni della memoria cosciente e dell�eccitazione emotiva provata qui e ora a dare alla memoria cosciente il suo sapore” (7).

Se l�ippocampo è una delle sedi in cui si forma l�esperienza cosciente ed è quella in cui questa diviene un ricordo episodico, la memoria inconscia, che funziona in parallelo, non riconosce una sede unica o una circuitazione particolare, ma è diffusa per tutto il cervello. La memoria inconscia è chiamata indistintamente procedurale o implicita, ma credo che queste due forme vadano distinte. La memoria procedurale consiste in meccanismi neurofisiologici concatenati che hanno pochi gradi di libertà cognitiva. Ovviamente il risultato di questa memoria è la comparsa di risposte in parte automatiche o molto veloci. Al contrario la memoria implicita consiste di vere e proprie rappresentazioni mentali inconsce ed è decisamente plastica.

La ricerca neurobiologica più attuale studia i meccanismi molecolari responsabili della memorizzazione. L�assunto è che il processo stesso della memoria si realizzi attraverso degli eventi molecolari e strutturali che si mantengono nel tempo e nell�ambito delle sinapsi. Queste, dunque, con ripetute stimolazioni possono andare incontro a delle modificazioni plastiche strutturali: ipertrofia e creazione di nuove sinapsi per stimoli ripetuti, atrofia e riduzione del numero delle stesse per mancanza di stimoli. Potremmo concludere che da questo punto di vista la sede dei ricordi è la sinapsi. I circuiti cerebrali “ricordano” e apprendono dalle passate esperienze attraverso un�accresciuta probabilità d�attivazione di determinati pattern d�eccitazione, cui conseguono delle modificazioni sinaptiche sia nel senso quantitativo sia di localizzazioni. Il ricordo è il risultato della costruzione di un nuovo profilo d�eccitazione neuronale, che presenta caratteristiche proprie dell�informazione originaria, ma anche elementi della memoria derivati da altre esperienze e che risente delle influenze esercitate dal contesto e dallo stato della mente nel presente.

L�ambito della memoria con il continuo rapporto tra coscienza cosciente e coscienza inconscia (vero paradosso) ha visto nascere la clinica e la ricerca psicoanalitica, che ha impiegato le sue tecniche per giungere all�amplificazione della coscienza (Freud: “l�Io al posto dell�Es” (18)) attraverso la liberazione e mobilizzazione delle memorie scomparse, dei ricordi pietrificati e sepolti, operando per rendere permeabile, in tutte e due le direzioni, la barriera di contatto esistente tra gli stati inconsci della mente e quelli consci. Freud indagherà sistematicamente il campo della memoria quando scoprirà di poter interpretare i sintomi isterici come conseguenza di reminiscenze mancate e di curarli con la restituzione al paziente delle sue memorie dimenticate, represse o rimosse. La sua ricerca sulla memoria, dalla critica alla teoria delle localizzazioni cerebrali delle funzioni, seguirà due percorsi paralleli e forse divergenti. Da un lato egli non rinuncia alla concezione di una memoria permanente, cioè di tracce mnesiche depositate in archivi stabili e sempre rievocabili in condizioni opportune dall�altro l�esperienza concreta, sia clinica che della vita quotidiana, lo invita a costatare l�inattendibilità dei ricordi e le loro continue deformazioni e trasformazioni. Questa ricerca ha portato ad un assunto di base: i ricordi non associati a stati affettivi non sono ricordi. Le emozioni sono essenziali per la creazione di un ricordo perché lo organizzano, stabilendone l�importanza relativa in una sequenza d�eventi, così come il senso del tempo e dell�ordine spaziale scelto è essenziale perché un ricordo sia considerato un ricordo e non un pensiero o una visione, senza alcuna relazione con eventi passati. Da questo momento Freud svilupperà la teoria della rimozione, la teoria ontogenetica della mente e progressivamente i vari modelli dell�apparato psichico.

Quindi, riannodando i fili delle riflessioni qui proposte, la memoria non è solo ciò che siamo in grado di ricordare consapevolmente del passato, è l�insieme dei processi in base ai quali gli eventi del passato influenzano le risposte future. I circuiti cerebrali “ricordano” e apprendono dalle passate esperienze attraverso un�accresciuta probabilità di attivazione di determinati pattern di eccitazione, cui conseguono delle modificazioni sinaptiche sia in senso quantitativo sia di localizzazioni. Il ricordo è il risultato della costruzione di un nuovo profilo di eccitazione neuronale, che presenta caratteristiche proprie particolarmente intense e traumatiche; infatti, uno degli scopi della terapia era di svelare questi processi di “rimozione”, teoria superata dallo stesso pensiero psicoanalitico moderno.

Secondo la psicologia infantile questa amnesia è legata ad un�incompleta maturazione del senso di sé, del senso del tempo e delle capacità verbali e narrative del bambino. Interpretazione che trova sostegno in diversi studi neurobiologici, per i quali l�amnesia infantile sarebbe dovuta all�immaturità dell�ippocampo e delle aree orbito-frontali. In altre parole, perché i processi della memoria esplicita possano esprimersi pienamente sarebbe necessario un determinato livello di maturazione neuronale, soprattutto a livello dell�ippocampo.

La memoria esplicita ha fra le sue caratteristiche essenziali il suo opposto, la possibilità di dimenticare. In questo modo non si memorizza tutto ciò che ci accade, ma particolari eventi e in questo meccanismo di selezione sicuramente le emozioni svolgono un ruolo fondamentale, perché attivatrici o inibitrici dei complessi sistemi cerebrali. Infatti, il cervello utilizza processi neuromodulatori per conferire valore alle diverse esperienze: 1) aumenta l�eccitabilità e l�attivazione neuronale; 2) incrementa la plasticità neuronale e induce la creazione di nuove connessioni sinaptiche; 3) si basa su circuiti che collegano diverse aree cerebrali.

Dai primi giorni di vita il cervello risponde alle nostre esperienze con la creazione di connessioni tra i neuroni. Nel periodo precedente lo sviluppo dell�ippocampo il cervello è in grado di registrare solo ricordi di tipo implicito, comportamentali, emozionali, percettivi e somatosensoriali. Quando queste memorie sono successivamente riattivate non sono accompagnate da un senso di sé, del tempo o dalla sensazione di ricordare, ma semplicemente creano l�esperienza mentale di comportamenti, emozioni o percezioni. La generalizzazione di queste esperienze porta alla formazione di modelli mentali, che fondano la memoria implicita. Nel secondo anno di vita lo sviluppo dell�ippocampo consente la comparsa della memoria esplicita che permette la fissazione dei ricordi a lungo termine o permanenti, il richiamarli si associa alla sensazione del ricordare e ad un senso di sé in un determinato momento del passato. Nel passaggio delle informazioni dalla memoria a lungo termine a quella permanente sembra svolgere un ruolo decisivo il processo chiamato “consolidamento corticale”: i ricordi sono trattenuti nelle regioni associative corticali ed il loro richiamo non dipende più dall�ippocampo.

Le nostre memorie, i nostri ricordi sono, dunque, delle narrazioni influenzate sia dalla memoria implicita sia da quell�esplicita, narrazioni che svolgono un ruolo importante nell�organizzare i flussi informativi che ci riguardano e riguardano le nostre relazioni interpersonali. In questo senso la condivisione dei racconti conferisce un senso alle nostre esistenze e collega le nostre menti. Le storie vengono trasmesse di generazione in generazione e ci tengono in vita.

1 Proust M. Matinée chez la Princesse de Guermantes. In: Bonnet H, ed. Cahiers du Temps retrouvé. Brun, Paris: Gallimard 1982.

2 Bergson H. Mélanges. Robinet A, Gauthier M, (a cura di). Paris: P.U.F. 1972.

3 Bergson H. �uvres. Robinet A, (a cura di). Paris: P.U.F. 1970.

4 Ey H. La Conscience. Paris: Presses Universitaires de France 1968.

5 Edelman G. Il presente ricordato: una teoria biologica della coscienza. Milano: Rizzoli 1991.

6 Rosenfield I. Lo strano, il familiare e il dimenticato. Un�anatomia della coscienza. Milano: Rizzoli 1992.

7 Le Doux J. Il cervello emotivo. Milano: Baldini e Castaldi 1998.

8 Damasio AR. The brain binds entities and events by multiregional activation from convergence zones. Neural Computation 1989;1:123-32.

9 Halgren E, Walter RD, Cherlow DG, Crandall PH. Mental phenomena evoked by electrical stimulation of the human hippocampal formation and amigdala. Brain 1978;101:83-117.

10 Mesulam MM. From sensation to cognition. Brain 1998;121:1013-52.

11 Sacks O. L�uomo che scambiò sua moglie per un cappello. Milano: Adelphi 1985.

12 Scoville WB, Milner B. Loss of recent memory after bilateral hippocampal lesions. J Neurol Neurosurg Psychiatry 1957;20:11-21.

13 Wheeler MA, Stuss Dt, Tulving E. Toward a theory of episodic memory: the frontal lobes and autonoetic consciousness. Psychol Bull 1997;121:331-54.

14 Schore AN. Early organization of the non linear right brain and development of a predisposition to psychiatric disorders. Dev Psychopathol 1997;9:595-631.

15 Tucker DM, Luu P, Pribram KH. Social and emotional self-regulation. Ann N Y Acad Sci 1995;769:213-9.

16 Damasio AR. L�errore di Cartesio. Emozione, ragione e cervello. Milano: Adelphi 1995.

17 Baron-Cohen S. L�autismo e la lettura della mente. Roma: Astrolabio 1997.

18 Freud S. Introduzione alla psicoanalisi. Torino: Boringhieri 1978.