Normalità e patologia psichiatrica: quale differenza? Un’analisi statistica sulle scale Fondamentali e di Contenuto del test MMPI-2

Normality and Psychiatric Pathology: what is the difference? A statistical analysis on the Fundamental and Content Scales of the MMPI-2 test

G.P. DONÀ, F. MICHELUZZI, V.MORO

III Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura (SPDC) dell’Azienda Ospedaliera di Padova, Clinica Psichiatrica dell’Università di Padova

Key words: Minnesota Multiphasic Personality Inventory 2 (MMPI-2) • Normal Subjects • Non Psychiatric Hospitalized Subjects • Psychatric Subject • Differences among groups • Analysis of variance • Method of Scheffé

Correspondence: Dr. Gianpietro Donà, 3� Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura (SPDC), Clinica Psichiatrica, Azienda Ospedaliera di Padova, via Giustiniani 2, 35128 Padova, Italy – Tel. +39 49 8211980

 Introduzione

Nel nostro lavoro di psicologi all’interno del 3� Servizio Psichiatrico dell’Azienda Ospedaliera di Padova, Clinica Psichiatrica dell’Università di Padova (reparto clinicizzato), riteniamo spesso opportuno somministrare ai pazienti degenti nel Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura (SPDC) il test MMPI-2, allo scopo di approfondire una diagnosi psicopatologica.

In occasione di un’altra ricerca che poi non è stata portata a termine e pensata dal dottor Donà, insieme a sue collaboratrici, con la finalità di studiare le differenze evidenziate dal test tra pazienti psichiatrici e pazienti non-psichiatrici, è stato somministrato il test MMPI-2 ad un piccolo gruppo di degenti di altri reparti ospedalieri, ricoverati o per accertamenti o per interventi chirurgici di vario genere (reparti di Chirurgia, Ostetricia e Ortopedia, sempre dell’Azienda Ospedaliera di Padova).

Infine, avendo dato la nostra disponibilità a collaborare alla taratura italiana del MMPI-2, nella ricerca condotta dal prof. Paolo Pancheri e dal dott. Dario De Fidio (1), abbiamo chiesto di sottoporsi al test anche ad un certo numero di colleghi, studenti universitari e professionisti.

I passaggi descritti rappresentano il background dentro il quale è nata l’idea della nostra ricerca; infatti, avendo a disposizione un discreto numero di soggetti, distribuiti in tre categorie “diagnostiche” (soggetti normali, soggetti ospedalizzati non-psichiatrici e soggetti con una riconosciuta patologia psichiatrica), ci è sembrato utile fare un confronto tra questi tre gruppi per cercare di evidenziare dove emergessero, tra le scale di base e in quelle di contenuto del MMPI-2, le maggiori differenze e dove invece si potesse riscontrare una maggiore omogeneità.

Ipotesi di lavoro

Lo scopo ultimo dello studio è stato verificare l’eventuale potere discriminativo delle Scale del test MMPI-2, sia Fondamentali sia di Contenuto, rispetto ad una condizione di normalità, di patologia non psichiatrica e di un conclamato disturbo psichiatrico.

Secondo la nostra ipotesi di partenza, sostenuta da alcuni studi pubblicati che abbiamo consultato (2) (3), nel gruppo dei pazienti psichiatrici dovrebbero avere valori più alti le scale denotanti sintomi patologici (come F, D, Pd, Pa, Pt, Sc) e invece nel gruppo dei pazienti ospedalizzati non psichiatrici alcune scale di contenuto quali ANX, FRS, HEA, ANG; tra i soggetti normali non dovrebbero essere particolarmente significativi i valori delle scale di base e di contenuto.

Il nostro lavoro, quindi, si prefigge di dare una risposta ai seguenti quesiti:

1. Il test MMPI-2 è in grado di evidenziare nel complesso una discriminazione tra i pazienti psichiatrici, quelli ospedalizzati non psichiatrici e i soggetti normali?

2. È lecito ipotizzare che le dimensioni psicologiche misurate da alcune scale, di base e di contenuto, sono influenzate in modo rilevante dal fattore “gruppo”, cioè dalle caratteristiche mediche presentate al momento della somministrazione?

3. In quale misura il fattore “genere” influisce sui punteggi riportati nelle diverse scale? E le eventuali differenze tra gruppi in riferimento ad una specifica scala hanno la stessa rilevanza nei maschi come nelle femmine?

Metodi

Il test

Il Minnesota Multiphasic Personality Inventory 2 (MMPI-2) è un test psicometrico di personalità, costituito da 567 items a risposta vero-falso, in grado di rilevare comportamenti considerati psicopatologici secondo criteri sia clinici che statistici. È opportuno comunque chiarire come le aree di personalità indagate da questo test rappresentino delle dimensioni psicologiche riscontrabili anche nel soggetto senza disturbi psichici e che solo nei punteggi più estremi possono acquistare un significato psicopatologico (4).

Caratteristiche positive di questo test sono un’ampia e recente standardizzazione su campione italiano, una lunga tradizione di studi e ricerche che confermano l’utilità e l’efficacia del test con popolazione sia normale sia patologica, una confrontabilità dei profili ottenuti con quelli di altri paesi e culture diverse, la possibilità di effettuare scoring mediante procedure informatizzate.

Per quanto concerne i soggetti della nostra ricerca, il test è sempre stato somministrato rispettando tutte le indicazioni suggerite dagli Autori.

Il paziente è stato invitato a rispondere agli items alla presenza di uno psicologo, il quale controllava che il paziente comprendesse gli items costruiti in forma negativa, e, nel caso in cui fosse stanco, gli è stato concesso di sospendere l’esecuzione del test riprendendo il più presto possibile. Non bisogna dimenticare che si tratta di un test piuttosto lungo, e nel gruppo dei pazienti psichiatrici, ci troviamo di fronte a persone ricoverate nel SPDC in stato di acuzie, quindi facilmente affaticabili o indeboliti dai farmaci assunti.

Soggetti

All’interno del Servizio Psichiatrico, il test MMPI-2 viene applicato normalmente a pazienti di età media compresa tra i 20 e i 35 anni, con un livello culturale medio-alto (in genere diploma di scuola superiore o laurea) e a cui possibilmente non sia già stato somministrato. La patologia presentata rientra nella maggior parte dei casi nell’area psicotica.

In questi ultimi quattro anni, dal giugno 1999 al giugno 2003, è stato somministrato a oltre 80 pazienti psichiatrici; all’interno di questo arco temporale il test veniva somministrato anche ad un piccolo gruppo di pazienti ospedalizzati non psichiatrici e a un certo numero di colleghi, studenti universitari e professionisti.

Abbiamo preso come standard il gruppo degli ospedalizzati non psichiatrici in quanto già definito numericamente e temporalmente; infatti erano stati testati 17 pazienti (10 donne e 7 uomini) ricoverati in vari reparti ospedalieri sempre dell’Azienda Ospedaliera di Padova. Partendo da qui, abbiamo costituito gli altri due campioni quanto più possibile omogenei, scegliendoli tra i protocolli disponibili nell’archivio della clinica: abbiamo cercato di garantire un sistema omogeneo per le caratteristiche (numero, sesso, età e scolarità) e di rispettare al tempo stesso un principio di scelta casuale dei singoli protocolli in modo da non rendere tendenziosi i risultati.

La nostra ricerca ha quindi coinvolto un campione complessivo di 51 soggetti, il più omogenei possibile:

• 17 soggetti normali, 7 uomini e 10 donne di cultura medio superiore;

• 17 soggetti ospedalizzati non psichiatrici, 7 uomini e 10 donne di cultura medio superiore;

• 17 soggetti con una riconosciuta patologia psichiatrica, 7 uomini e 10 donne di cultura medio superiore.

L’età dei soggetti, per tutti i tre campioni, si colloca tra i 20 e i 35 anni (età media 29,6; deviazione standard 6,4).

Determinata la composizione dei campioni dai protocolli già disponibili dei soggetti, per ogni soggetto sono stati ricavati i punti T per tutte le scale, sia di base sia di contenuto, utilizzando il PANDA (5); è stato quindi calcolato il valore medio per ogni singola scala sia globalmente sia diviso per sesso (M e F) per ognuno dei tre gruppi.

Elaborazione dei dati

L’analisi dei dati è stata svolta con il software statistico SPSS per Windows, versione 9.0.

Le misure considerate sono i punteggi alle singole scale di base e di contenuto del MMPI-2; sono stati calcolati indici statistici di tendenza centrale (media aritmetica), riferiti sia al campione diagnostico sia alla suddivisione di genere (uomini e donne) interna ad ogni gruppo.

I campioni diagnostici sono stati quindi confrontati attraverso l’analisi della varianza con disegno completo (test F di Fisher); in questo modo si sono studiati gli effetti di due fattori, il sesso e il gruppo diagnostico di appartenenza, sul punteggio registrato ad ogni singola scala (variabile dipendente).

Al riguardo sono stati ritenuti statisticamente significativi i valori di F in cui la probabilità di errore (p) risultasse inferiore a 0.05.

Più precisamente si è cercato di individuare in quale parte i risultati della variabile dipendente siano dovuti:

a) agli effetti del primo fattore (gruppo);

b) agli effetti del secondo fattore (sesso);

c) agli effetti di interazione tra il primo e il secondo fattore (gruppo e sesso).

A questo punto si poneva ai nostri occhi un quesito rilevante in base alle nostre ipotesi di lavoro: qualora si riscontri un’influenza del fattore “gruppo” sulle risposte date ad una certa scala, significa che i tre campioni in quella variabile si differenziano; ma in quale senso si esplicita questa differenza? O meglio, tutti e tre i campioni differiscono significativamente tra di loro, oppure esiste una sovrapposizione di punteggi tra due gruppi?

Questo aspetto è stato esaminato impiegando il Metodo di Scheffé, limitato a confronti a coppie: per ogni scala risultata significativa per il fattore “gruppo” a seguito dell’analisi della varianza, abbiamo compiuto tre confronti a coppie tra medie (soggetti normali-ospedalizzati; soggetti ospedalizzati-psichiatrici; soggetti normali-psichiatrici), applicando la seguente formula:

dove Xi e Xii = media del gruppo “i” e del gruppo “ii”, I = n� dei livelli del fattore gruppo (= 3), MQe = media quadratica errore, J = n� dei livelli del secondo fattore (sesso = 2), K = n� dei soggetti per gruppo (= 17).

La regola decisionale caratteristica di questo metodo è la seguente:

differenza significativa tra i due gruppi confrontati se

 

Guardando le tabelle relative alla distribuzione di probabilità F per a = 0.05, I = 3, J = 2 e K = 17, il valore F0.05; 2, 96 risulta essere uguale a 3.10.

Risultati

Profili dei valori medi

È stata fatta una prima analisi dei valori medi registrati nei tre campioni, sia nelle scale di base sia in quelle di contenuto, costruendo dei profili medi (Fig. 1 e Fig. 4) da cui si possono cogliere conferme già significative rispetto alla nostra ipotesi di partenza, ma anche alcuni interrogativi che cercheremo di illustrare e interpretare.

Un primo punteggio che si distingue, osservando il grafico delle Scale Fondamentali (Fig. 1), è quello relativo alla scala F nei pazienti psichiatrici, decisamente superiore rispetto al gruppo dei normali e agli ospedalizzati non psichiatrici. A conferma di tale risultato, c’è il punteggio più basso riportato dai pazienti psichiatrici alla scala K.

Per quanto riguarda le 10 Scale Fondamentali, il campione psichiatrico presenta punteggi sopra il cut-off (65 punti T) nelle scale D (depressione), Pa (paranoia), Pt (psicastenia) e Sc (schizofrenia).

Nella figura 1 sono inoltre evidenziate, per i pazienti psichiatrici, l’area nevrotica (scale Hs, D, Hy) e l’area psicotica (scale Pa, Pt, Sc); questi due profili possono specificare la componente prevalente, nevrotica o psicotica, che caratterizza il quadro psicopatologico dei soggetti.

Nella Figura 4 sono descritti i profili medi per le Scale di Contenuto nei tre campioni. I valori del campione psichiatrico sono nettamente superiori in quasi tutte le scale, rispetto agli altri due gruppi: ad un’analisi visiva sembrano significativamente superiori le scale ANX, DEP, BIZ, LSE, WRK, e mediamente superiori le variabili OBS, HEA, ANG, SOD, TRT; sono invece nettamente vicini ai valori medi del campione normale e del campione dei soggetti ospedalizzati non psichiatrici le scale FRS, ASP e CYN.

Nelle altre Figure abbiamo presentato i profili, sia per le Scale Fondamentali sia per quelle di Contenuto, specifici per ogni genere sessuale (soggetti femmine e maschi) e rispetto alle tre categorie “diagnostiche”. Nella Figura 2 sono illustrati i profili medi delle Scale Fondamentali in soggetti femmine appartenenti ai tre gruppi: 10 donne normali, 10 ospedalizzate non-psichiatriche e 10 psichiatriche; i punteggi medi delle singole scale descrivono complessivamente un profilo psicometrico più alto nelle femmine con patologia psichiatrica, mentre gli altri due gruppi presentano un andamento più omogeneo e quasi sovrapponibile.

Nella Figura 3 sono descritti i profili medi ottenuti per le Scale Fondamentali in soggetti maschi appartenenti ai tre gruppi: 7 uomini normali, 7 ospedalizzati non-psichiatrici e 7 psichiatrici; in questo caso le differenze tra l’andamento nei tre campioni sembrano essere meno sottili rispetto a quelle evidenziate nel genere femminile, con un profilo più alto sempre per i soggetti psichiatrici.

La Figura 5 e la Figura 6 mostrano invece i profili medi ottenuti per le Scale di Contenuto, rispettivamente per le femmine e i maschi suddivisi per gruppo di appartenenza; le considerazioni fatte per le Scale Fondamentali (Fig. 2 e Fig. 3) sono valide anche in questi due profili: i pazienti psichiatrici, maschi o femmine che siano, presentano valori medi più alti rispetto agli altri due gruppi, mentre questi ultimi non differiscono molto tra di loro e comunque la maggiore omogeneità si riscontra all’interno del genere femminile.

Analisi della varianza

Nelle Tabelle sono descritti i dati relativi all’analisi della varianza a 2 fattori, il genere sessuale e il gruppo di appartenenza; abbiamo quindi analizzato rispettivamente gli effetti dovuti al fattore “gruppo”, gli effetti dovuti al fattore “sesso” e quelli derivanti dall’interazione tra i due fattori.

La Tabella I riporta i valori di tendenza centrale (media aritmetica), i valori di F e la significatività statistica secondo l’analisi della varianza, rispetto al fattore “gruppo“, per le variabili relative ai valori medi, espressi in punti T, delle Scale Fondamentali. I risultati evidenziano una differenza significativamente rilevante, rispetto al campione di appartenenza, in quasi tutte le Scale Fondamentali, ad eccezione della scala L che non mostra differenze significative; i valori più elevati sono stati apprezzati per le scale F, K, D, Pd, Pa, Pt, Sc con p = .000.

La Tabella II riporta la statistica descrittiva e la significatività statistica secondo l’analisi della varianza, relativa all’effetto dovuto al fattore “gruppo”, per le 15 Scale di Contenuto. Risultano significative tutte le scale, ad eccezione della scala FRS, CYN e ASP. I punteggi più alti si sono evidenziati per le scale ANX, OBS, DEP, BIZ, ANG, LSE, WRK, TRT con livelli di probabilità di errore p = .000.

La Tabella III propone le scale di base e quelle di contenuto risultate statisticamente significative, secondo l’analisi della varianza, rispetto al fattore “sesso”, mentre in Tabella IV sono descritte le variabili risultate significative rispetto all’interazione tra i fattori “gruppo” e “sesso“. Riteniamo opportuno fare la seguente premessa: secondo noi, non è né scientificamente corretto né possibile trarre conclusioni interpretative sulle variabili risultate significative rispetto al fattore “sesso” e su quelle significative rispetto all’interazione tra i fattori “gruppo” e “sesso”, in quanto esiste una discrepanza numerica tra i due generi sessuali, che seppur minima risulta però importante in riferimento al numero esiguo dell’intera popolazione presa in esame. Di conseguenza i punteggi medi alle singole scale potrebbero essere stati falsati e aver risentito in modo negativo di questa differenza, motivo per cui non esistono, a nostro avviso, garanzie sulla reale e attendibile significatività di alcune scale da poter asserire che gli stessi risultati si evidenzierebbero in una popolazione più numerosa e omogenea rispetto al genere. Al tempo stesso non è da escludere l’ipotesi che la significatività di alcune scale non sia emersa a causa della ridotta casistica e della differenza numerica tra soggetti maschi e soggetti femmine.

Confronti a coppie

La Tabella V riporta i valori ottenuti applicando la formula di Scheffé per le scale risultate statisticamente significative rispetto al fattore “gruppo”, con la finalità di evidenziare come una specifica variabile si differenzia tra i tre gruppi. Sono stati fatti tre confronti a coppie per ogni scala: soggetti normali – pazienti ospedalizzati non psichiatrici; soggetti normali – pazienti psichiatrici; pazienti psichiatrici – pazienti ospedalizzati non psichiatrici. Come criterio per decidere circa la significatività di un confronto tra gruppi è stato considerato il quantile F0.05; 2, 96 che, dalle tabelle relative alla distribuzione di probabilità F, risulta essere uguale a 3.10.

Il significato rappresentato dai valori mostrati in tabella può essere spiegato solo tenendo conto dei punteggi medi relativi ai tre campioni (Tab. I e Tab. II); dalla lettura combinata delle due diverse categorie di dati è possibile quindi trarre le seguenti conclusioni:

• per le Scale Fondamentali F, K, D, Hy, Pd, Mf, Pa, Pt, Sc, Si non è significativo il confronto tra normali e ospedalizzati non psichiatrici; precisamente, confrontando le medie si può concludere che in queste variabili il gruppo degli psichiatrici presenta un punteggio superiore rispetto agli altri 2 gruppi e che tra i soggetti normali e gli ospedalizzati non psichiatrici non si evidenzia alcuna differenza nelle risposte fornite;

• per la Scala Clinica di Base Hs non si evidenzia alcuna differenza significativa tra i soggetti normali e gli ospedalizzati e tra gli ospedalizzati e i pazienti psichiatrici; invece risulta significativa la differenza tra il gruppo dei normali e quello degli psichiatrici;

• per la Scala Clinica di Base Ma i tre confronti sono tutti significativi e, guardando le medie nei tre gruppi (Tab. I), si osserva che i soggetti psichiatrici riportano un punteggio superiore rispetto agli ospedalizzati che, a loro volta, hanno un punteggio maggiore rispetto ai normali;

• per le Scale di Contenuto ANX, OBS, DEP, HEA, BIZ, ANG, TPA, LSE, SOD, FAM, WRK, TRT non è significativo il confronto tra normali e ospedalizzati non psichiatrici; considerando le medie si può concludere che in queste variabili il gruppo degli psichiatrici presenta un punteggio superiore rispetto agli altri due gruppi e che tra i soggetti normali e gli ospedalizzati non psichiatrici non si evidenzia alcuna differenza nelle risposte fornite.

Discussione e conclusioni

I risultati emersi nella nostra ricerca confermano una positiva capacità discriminativa del test MMPI-2 in relazione alla presenza o meno di una conclamata patologia psichiatrica, in quanto sembra che il gruppo di appartenenza (soggetti normali, ospedalizzati non psichiatrici e pazienti psichiatrici) influisca sulle risposte date alle Scale Fondamentali e di Contenuto risultate significative.

Per quanto riguarda le Scale di Validità, il punteggio significativamente più elevato tra i pazienti psichiatrici nella variabile F può essere interpretato considerando il significato clinico della scala. Essa valuta la gravità della sofferenza psicopatologica in atto ed è un indicatore della tendenza a fornire risposte atipiche ed inusuali; è formata da items che connotano una “direzione patologica” (disturbi somatici grossolani o disturbi formali del pensiero). Alla luce di quanto detto, dunque, non stupisce che pazienti ricoverati in un SPDC presentino punteggi elevati in questa variabile; invece i soggetti normali e gli ospedalizzati assumono un atteggiamento sincero e collaborativo, indice di un buon adattamento.

È importante notare che le risposte date alla scala K risentono significativamente del fattore gruppo e mostrano un profilo tipico a seconda della condizione “diagnostica”. Il punteggio basso associato con la patologia mentale sembra in accordo con quanto descritto ed evidenziato da diversi studi: i pazienti psichiatrici hanno un Io fragile, che non è in grado di sostenere delle buone difese; inoltre, i pazienti psichiatrici hanno generalmente grosse difficoltà di concentrazione.

Sembra, invece, che i soggetti normali, nell’affrontare il test, utilizzino meccanismi di difesa più sottili e controllati, mentre la posizione intermedia degli ospedalizzati non psichiatrici suggerisce una loro minore vulnerabilità rispetto agli psichiatrici e un maggiore allentamento dei comportamenti difensivi, rispetto ai nomali, probabilmente determinato dalla condizione di sofferenza “fisica” in cui si trovavano al momento del test.

L’omogeneità tra i tre gruppi riscontrata alla scala L, con punteggi medi situati nell’intervallo dei valori modali (50-59 punti T), può essere interpretata come una tendenza, diffusa tra i soggetti, a rispondere alle domande del test in modo libero e spontaneo, senza il tentativo di porsi in una luce insolitamente favorevole. Nei pazienti psichiatrici l’associazione di un punteggio basso sia alla scala L sia alla K rappresenta un’ulteriore conferma del vulnerabile quadro psicopatologico e indica uno sforzo per esagerare problemi emozionali oltre che difficoltà di adattamento.

I valori significativamente più elevati nel campione psichiatrico si riferiscono alle Scale Fondamentali D (depressione), Hy (isteria), Pd (deviazione psicopatica), Pa (paranoia), Pt (psicastenia), Sc (schizofrenia) e Si (introversione sociale); questo dato conferma sia la nostra ipotesi di partenza, secondo cui i pazienti psichiatrici dovrebbero presentare valori più alti nelle scale denotanti sintomi patologici, sia i risultati emersi anche da altri studi.

Va anche notato che il gruppo con diagnosi psichiatrica mostra nella scala Ma un valore medio più alto e statisticamente rilevante, elemento che può essere interpretato in termini di una maggiore energia espressa a livello ideativo (iperproduttività ideativa), motorio (iperattività, agitazione) ed emotivo (sbalzi di umore frequenti). Anche i punteggi relativi agli altri due campioni risultano essere significativamente differenti: il valore più alto nei pazienti ospedalizzati non psichiatrici rispetto ai normali potrebbe suggerire una maggiore attivazione energetica dovuta allo stato di sofferenza e di preoccupazione indotte dalla malattia “organica” e dalla degenza in un reparto ospedaliero.

Le osservazioni fatte finora trovano un fondamento in un lavoro sperimentale in cui gli autori hanno evidenziato, nel gruppo di pazienti con disturbi dell’area schizofrenica, un profilo caratterizzato da tre “punte” rispettivamente nelle scale F (Frequenza a dare risposte atipiche), Pa (Paranoia), Sc (Schizofrenia), di solito, con valori elevati anche nella scala Pt (Psicastenia). Come riportato in letteratura è possibile riscontrare un valore elevato anche nella scala D quando sia presente una spiccata componente depressiva (4).

Infatti, nella Figura 1 si possono osservare i picchi più elevati in F, D, Pa, Pt e Sc; i valori elevati anche sulle scale della triade nevrotica (Hs, D, Hy) mostrano la coesistenza di una componente nevrotica che rende più “morbido” il quadro psicopatologico.

Un’ulteriore conferma rispetto allo studio citato sopra si può derivare guardando i profili descritti nelle Figure 2 e 3: le donne psichiatriche presentano un quadro clinico più “morbido”, mediamente più disturbato nell’area nevrotica (Hs, D, Hy) con punteggi molto elevati anche nella scala Sc; nell’uomo, invece, il profilo sintomatologico è più “nucleare” con l’area affettiva meno differenziata rispetto alle altre variabili.

Nella nostra ricerca le Scale di Contenuto significative per il fattore “gruppo” (ANX, OBS, DEP, HEA, BIZ, ANG, TPA, LSE, SOD, FAM, WRK, TRT) presentano valori medi significativamente superiori nei pazienti psichiatrici rispetto agli altri due gruppi tra cui sembrano non essere in grado di discriminare. Si può ipotizzare che le dimensioni psicologiche sottostanti siano sensibili alla presenza di un quadro psicopatologico e che per tale motivo i punteggi raggiungano valori più alti in associazione con le specifiche Scale Fondamentali indicative di una patologia psichiatrica; invece nei soggetti normali e negli ospedalizzati queste variabili potrebbero indicare caratteristiche favorevoli di personalità, concettualmente collegate agli alti punteggi ottenuti nelle stesse scale (6).

La nostra ipotesi di partenza, in base alla quale ci aspettavamo che nei pazienti ospedalizzati non psichiatrici sarebbero stati ugualmente molto elevati i valori delle scale ANX – OBS – HEA – ANG, in parte non viene confermata; al contrario, nel nostro studio i punteggi ottenuti in queste scale dagli ospedalizzati si avvicinano molto ai valori riscontrati nel gruppo normale.

Non risultano significative le scale FRS, CYN e ASP. Le risposte relative alla presenza di paure specifiche non sono quindi influenzate dal gruppo, per cui si può argomentare che i pazienti psichiatrici, nonostante la malattia mentale, mantengano una preoccupazione per la propria salute e provino la normale paura che ogni individuo sente quando deve far fronte alla sofferenza e alle difficoltà che essere degenti in un reparto ospedaliero comporta. L’omogeneità tra gruppi nelle scale CYN e ASP si potrebbe spiegare ipotizzando che un certo atteggiamento cinico, tendente alla misantropia, e i comportamenti antisociali possano essere considerati alla stregua di tratti di personalità e si presentino quindi in modo trasversale e con la stessa intensità in tutti i tre gruppi.

Nel gruppo delle donne psichiatriche (Fig. 5) spiccano per valore le scale ANX, DEP HEA e BIZ e ciò è conforme al profilo mostrato per le Scale Fondamentali, caratterizzato da una scala D sopra il cut-off (65 punti T), da sintomi dell’area relazionale (scala Hy) e somatica (scala Hs) e da un punteggio medio nella scala Sc nettamente elevato rispetto al livello di soglia. Da questi dati è possibile concludere che un quadro di depressione nelle donne sia caratterizzato da lamentosità per problemi di salute e disturbi somatici.

Per i soggetti maschi con patologia psichiatrica (Fig. 6) è, a nostro avviso, importante sottolineare i valori alti delle scale ANX, DEP e il valore “limite” nella scala ANG; considerando anche il picco nella scala di base D (Fig. 3), una possibile interpretazione è suggerita in uno studio molto interessante (4): la combinazione di depressione e rabbia, insieme ad un basso punteggio della scala K, è in pieno accordo con l’evidenza epidemiologica di un maggior rischio suicidario nell’uomo rispetto alla donna. Indica inoltre come la depressione nell’uomo sia caratterizzata da dei vissuti di aggressività espressa, ma soprattutto agita, con un marcato orientamento sul versante psichico piuttosto che somatico senza quindi gli aspetti di lamentosità e sofferenza fisica i quali sembrano essere più tipicamente femminili.

In conclusione, i risultati emersi dal nostro studio permettono di confermare la capacità intrinseca del test MMPI-2 di discriminare tra soggetti normali e pazienti psichiatrici, in quanto le singole scale rappresentano una misura sensibile e valida dell’eventuale presenza di sintomi clinici riferiti ad un quadro psicopatologico; questo dato sembra trovare ulteriore conferma nella posizione indiscriminata, ad eccezione di poche variabili, in cui si collocano il campione normale e quello degli ospedalizzati non psichiatrici, potendo escludere una patologia mentale in entrambi i casi.

Nel corso della ricerca, l’ipotesi relativa al grado in cui le risposte al test vengono influenzate dal genere sessuale non è risultata plausibile in riferimento al nostro campione sperimentale, a causa del divario numerico esistente tra i maschi e le femmine appartenenti ad uno stesso gruppo, e in senso più lato tra i maschi e le donne considerati nel totale, oltre che della ridotta numerosità dell’intera popolazione. Su questo punto rimane dunque aperto un interrogativo importante, dal momento che molti studi hanno sottolineato la rilevanza delle differenze di genere (2) (4) (6) e confidiamo nella possibilità che esso possa costituire uno stimolo per approfondimenti successivi.

Fig. 1. Profili medi delle scale di validità (L, F, K) e di base del test MMPI-2 in soggetti normali (17 sg), ospedalizzati non psichiatrici (17 sg) e psichiatrici (17 sg).
MMPI-2 mean profiles for clinical and validity scales in normal subjects (17 sb), non-psychiatric hospitalized ones (17 sb) and psychiatric ones (17 sb).

Fig. 2. Profili medi delle scale di validità (L, F, K) e di base del test MMPI-2 in soggetti femmine appartenenti ai tre gruppi: 10 sg F normali, 10 sg F ospedalizzati e 10 sg F psichiatrici.
MMPI-2 mean profiles for clinical and validity scales in females divided in three samples: 10 normal subjects, 10 non-psychiatric hospitalized subjects and 10 psychiatric subjects.

Fig. 3. Profili medi delle scale di validità (L, F, K) e di base del test MMPI-2 in soggetti maschi appartenenti ai tre gruppi: 7 sg M normali, 7 sg M ospedalizzati e 7 sg M psichiatrici.
MMPI-2 mean profiles for clinical and validity scales in males divided in three samples: 7 normal subjects, 7 non-psychiatric hospitalized subjects and 7 psychiatric subjects

Fig. 4. Profili medi delle scale di contenuto del test MMPI-2 in soggetti normali (17 sg), ospedalizzati non psichiatrici (17 sg) e psichiatrici (17 sg).
MMPI-2 mean profiles for content scales in normal subjects (17 sb), non-psychiatric hospitalized ones (17 sb) and psychiatric ones (17 sb).

Fig. 5. Profili medi delle scale di contenuto del test MMPI-2 in soggetti femmine appartenenti ai tre gruppi: 10 sg F normali, 10 sg F ospedalizzati e 10 sg F psichiatrici.
MMPI-2 mean profiles for content scales in females divided in three samples: 10 normal subjects, 10 non-psychiatric hospitalized subjects and 10 psychiatric subjects.

Fig. 6. Profili medi delle scale di contenuto del test MMPI-2 in soggetti maschi appartenenti ai tre gruppi: 7 sg M normali, 7 sg M ospedalizzati e 7 sg M psichiatrici.
MMPI-2 mean profiles for content scales in males divided in three samples: 7 normal subjects, 7 non-psychiatric hospitalized subjects and 7 psychiatric subjects

Tab. I. Indici statistici di tendenza centrale (media aritmetica) relativi ai tre campioni e livelli di probabilità di errore (valori di p < 0,05) valutati con analisi della varianza, rispetto al fattore “gruppo”, per le tre scale di validità e le 10 scale cliniche di base del test MMPI-2.
Mean and p values for analysis of variance for the three validity and the ten clinical scales of the MMPI-2 subdividing according to group.

Variabile dipendente

Media gruppo normali
(17 sg)

Media gruppo ospedalizzati non psichiatrici (17 sg)

Media gruppo psichiatrici (17 sg)

F

p

Scale di validità

L

52,29

52,53

48,53

,852

,433

F

46,53

49,18

78,35

18,498*

,000

K

56,53

50,59

40,29

10,838*

,000

Scale di base
HS

49,47

53,23

59,41

3,760*

,031

D

50,35

50,35

72

16,503*

,000

HY

51,18

51

63,29

7,200*

,002

PD

53,18

46,41

63,88

12,473*

,000

MF

52,82

51,76

58,65

4,565*

,016

PA

49,41

50

71

13,800*

,000

PT

51,12

48,35

67,23

16,218*

,000

SC

50,53

47,53

71,82

23,007*

,000

MA

46,35

54,65

62,29

7,752*

,001

SI

49,06

48,76

62,70

5,118*

,010

* valori di significatività statistica per p < 0,05

Tab. II. Indici statistici di tendenza centrale (media aritmetica) relativi ai tre campioni e livelli di probabilità di errore (valori di p < 0,05) valutati con analisi della varianza, rispetto al fattore “gruppo”, per le 15 scale cliniche di contenuto del test MMPI-2.
Mean and p values for analysis of variance for the fifteen content scales of the MMPI-2 subdividing according to group.

Variabile dipendente

Media gruppo normali
(17 sg)

Media gruppo ospedalizzati non psichiatrici (17 sg)

Media gruppo psichiatrici
(17 sg)

F

p

Scale di contenuto

ANX

48,18

50,47

72,65

20,728*

,000

FRS

48,94

48,59

52,82

,937

,399

OBS

47,59

50,29

66,82

13,328*

,000

DEP

45,59

48,82

72,88

23,947*

,000

HEA

51,41

54,94

65,70

3,990*

,025

BIZ

46,94

47,70

73,35

18,571*

,000

ANG

48,29

50,59

64,29

12,384*

,000

CYN

44,76

48,65

52,29

2,362

,106

ASP

47,94

50,12

52,47

,771

,469

TPA

46,70

48,76

57,18

5,805*

,006

LSE

49,23

48,41

68,41

13,778*

,000

SOD

50,70

49,18

62,94

6,399*

,004

FAM

50,29

47,35

60,53

6,164*

,004

WRK

47,35

50,41

72,53

19,135*

,000

TRT

46,23

51,29

64,94

9,340*

,000

* valori di significatività statistica per p < 0,05

Tab. III. Indici statistici di tendenza centrale (media aritmetica) relativi ai 2 generi sessuali (femmine e maschi) e livelli di probabilità di errore (valori di p < 0,05) valutati con analisi della varianza, rispetto al fattore “sesso“, per le scale cliniche di base e di contenuto del test MMPI-2. Sono riportate in tabella soltanto le variabili dipendenti in cui si evidenzia una significatività statistica.
Mean and p values for analysis of variance for the Fundamental and Content scales of the MMPI-2 subdividing according to sex.

Variabile dipendente

Media nelle Femmine (30 sg)

Medie nei Maschi (21 sg)

F

p

Scale di contenuto
FRS

52,63

46,52

4,235*

,045

BIZ

50,76

56

5,766*

,021

* valori di significatività statistica per p < 0,05

Tab. IV. Indici statistici di tendenza centrale (media aritmetica) relativi ai tre campioni e livelli di probabilità di errore (valori di p < 0,05) valutati con analisi della varianza a due vie, rispetto all�interazione tra i fattori “gruppo” e “sesso“, per le scale cliniche di base e di contenuto del test MMPI-2. Sono riportate in tabella soltanto le variabili dipendenti in cui si evidenzia una significatività statistica.
Mean and p values for two-ways analysis of variance for the Fundamental and Content scales of the MMPI-2 subdividing according to group and sex.

Variabile dipendente

gruppo normali

gruppo ospedalizzati non psichiatrici

gruppo psichiatrici

F

M

F

M

F

M

F

p

(10 sg)

(7 sg)

(10 sg)

(7 sg)

(10 sg)

(7 sg)

Scale di validità
F

45,6

47,86

48,1

53,5

89,6

62,29

5,322*

,009

Scale di base
MF

52,8

52,86

56,3

42,83

54,4

64,71

6,172*

,004

MA

45,8

47,14

49,3

62,67

67,5

54,86

5,764*

,006

Scale di contenuto
BIZ

48,6

44,57

46,9

48,86

83,5

58,86

4,719*

,014

ASP

48,9

46,6

43,4

59,7

53

51,7

3,465*

,040

* valori di significatività statistica per p < 0,05

Tab. V. Valori ottenuti dal confronto a coppie tra i 3 gruppi, applicando la formula di Scheffé per le scale di validità, di base e di contenuto risultanti significative, con l�analisi della varianza, rispetto al fattore “gruppo”. Il criterio scelto per decidere circa la significatività di un confronto tra due gruppi è il quantile F0.05; 2, 96 e le tabelle relative alla distribuzione di probabilità F ne indicano un valore uguale a 3.10. Values for the Method of Scheffé for the Fundamental and Content scales which resulted to be significant for the group

Variabile dipendente Gruppo normali – Gruppo ospedalizzati non psichiatrici Gruppo normali – Gruppo psichiatrici Gruppo psichiatrici – Gruppo ospedalizzati non psichiatrici
Scale di validità
F 0,26 37,07* 31,16*
K 3,06 22,84* 9,18*
Scale di base
HS 1,09 7,58* 2,93
D 0 23,93* 23,93*
HY 0,0024 10,91* 11,24*
PD 3,83* 9,57* 25,53*
MF 0,12 3,81* 5,31*
PA 0,017 22,74* 21,51*
PT 0,60 20,22* 27,77*
SC 0,64 32,39* 42,16*
MA 4,98* 18,36* 4,22*
SI 0,004 7,9* 8,25*
Scale di contenuto
ANX 0,3 34,63* 28,45*
OBS 0,47 24,13* 17,83*
DEP 0,57 40,78* 31,7*
HEA 0,89 14,57* 8,26*
BIZ 0,03 34,9* 32,89*
ANG 0,44 21,1* 15,46*
TPA 0,41 10,77* 6,96*
LSE 0,037 0,38 21,81*
SOD 0,13 8,30* 10,50*
FAM 0,64 7,71* 12,78*
WRK 0,48 32,87* 25,37*
TRT 1,38 18,83* 10,02*
* > 3,10 valori significativi

1 De Fidio D, Pancheri P. La taratura italiana del MMPI-2. Giornale Italiano di Psicopatologia 2001;7(3):154.

2 Long AK, Graham RJ. The Masculinity-Femminility scale of MMPI-2: Is It Useful with Normal Men? J Person Ass 1991;57:46-51.

3 Stukenberg K, Brady C, Klinetob N. Psychiatric Impatients and the MMPI-2: Providing Benchmarks. J Clin Psychol 2000;56:747-56.

4 Palma A, Biondi M, Pancheri P. Le differenze di genere al MMPI-2: uno studio sperimentale in pazienti con disturbi dell�area schizofrenica e dell�area depressiva (DSM-III-R). Giornale Italiano di Psicopatologia 1999;5(4):442-59.

5 Pancheri P, De Fidio D. Dal Minnesota Multiphasic Personality Inventory 2 al PANDA: il MMPI-2 automatico. Giornale Italiano di Psicopatologia 1999;5(2):143-54.

6 Keiller SW, Graham JR. The Meaning of Low Scores on MMPI-2 Clinical Scales of normal subjects. J Personal Ass 1993;61(2):211-23.

7 Hicklin J, Widiger T. Convergent Validity of Alternative MMPI-2 Personality Disorder Scales. J Person Ass 2000;75:502-18.

8 Mantua V, Pacitti F, Peronti M, Pancheri P. MMPI (Minnesota Multiphasic Personality Inventory) e scala D (depressione) in pazienti con depressione maggiore: differenza tra maschi e femmine. Giornale Italiano di Psicopatologia 1999;5(4):460-5.

9 Pancheri L, Sirigatti S. MMPI-2. Adattamento Italiano – Manuale. Firenze 1997: O. S. Organizzazioni Speciali.

10 Sanavio E, Sica C. I test di personalità. Inventari e questionari. Bologna: Il Mulino 1999.

11 Velicogna F, Cioffi R, Narbone G, Checcucci G. Ricerca pilota attraverso l�MMPI-2 sugli esiti degli interventi riabilitativi nell�ambito delle tossicodipendenze. Minerva Psichiatrica 2002;43(3):187-205.

12 Vendrig A. The Minnesota Multiphasic Personality Inventory and cronic pain: a conceptual analysis of a long-standing but complicated relationship. Clin Psychol Rev 2000;20(5):533-59.