Amore molesto. “Passionalità amorosa e comportamenti molesti”

Bothering Love. "The close interrelationship between love’s passion and harassing behaviour"

P. Lorenzi, A. Pazzagli

Universit� di Firenze, Dipartimento di Scienze Neurologiche e Psichiatriche, Azienda Ospedaliera Careggi, Firenze, U.O. Psicologia Clinica e Psicoterapia

Key words: Jealousy • Erotomania • Delusional loving • Stalkers

Correspondence: Dr. Primo Lorenzi, via F. Caracciolo 73, 50133 Firenze, Italy, Tel. +39 55 5000179, E-mail: P.Lorenzi@dfc.unifi.it

Introduzione

� scopo di questo lavoro mettere a fuoco i comportamenti molesti che si possono avere all’interno delle vicende in cui si articola la passione amorosa. Quindi oggetto della nostra indagine saranno i comportamenti molesti che possono arrivare a delineare quella condizione clinica che in Letteratura � indicata come �Sindrome delle Molestie Assillanti� (1) (2). Il campo della nostra indagine si concentrer� su quelle possibilit� �moleste� che si possono avere all’interno delle vicende passionali amorose. Il tutto sar� affrontato con un taglio psicologico-strutturale, teso cio� a definire le coordinate che strutturano il campo esperenziale sia del molestato che del molestatore.

Nelle vicende della vita passionale amorosa si possono cogliere tre componenti o momenti comunemente indicati come:

– innamoramento;

– gelosia;

– ed infine il momento della perdita connessa o con i fenomeni del disincanto amoroso (intendendo con questo la perdita dell’immagine amata dell’Altro) o con quelli dell’abbandono, che sottende invece la rottura della relazione e la perdita dell’amore dell’Altro (3) (4).

Ogni vicenda passionale amorosa annovera la possibilit� di tutte le tre modalit� esperenziali, che possono essere separate da una scansione temporale, ma che si possono anche sovrapporre. Esse appaiono sempre e comunque interconnesse, ma ognuno di questi momenti annovera un modo formalmente diverso di vivere la particolare dimensione relazionale che � aperta dalla passionalit� amorosa (4) (5).

L’oggetto della nostra ricerca � dato dai comportamenti molesti e, in particolare, da quelli che arrivano a configurare la c.d. �Sindrome delle Molestie Assillanti�.

� difficile dare una definizione di molestia. Vediamo di indicarne alcune caratteristiche e problematicit�:

– comunemente il concetto di molestia si riferisce ad una costellazione di comportamenti, ripetuti e persistenti, che mirano ad imporre ad un’altra persona comunicazioni o contatti non desiderati (2);

– un comportamento molesto, come ogni altra forma di comportamento umano, si pu� avere in diverse condizioni, non necessariamente patologiche: da comportamenti normali e consueti a gravi disordini psichiatrici. In Letteratura, una distinzione abbastanza accettata (6) � fra le molestie che insorgono in ambito amoroso e quelle che afferiscono ad altri ambiti della vita umana;

– nell’ambito di una stessa relazione amorosa uno stesso comportamento pu� essere letto ora come gradito e piacevole, ora come fastidioso ed assillante anche dalla stessa persona; e spesso con una distanza di pochi attimi fra un sentimento e l’altro. Cos� una carezza che, nel momento del desiderio, � sentita come un Paradiso di promesse pu� diventare poco pi� che un fastidioso solletico quando la spinta del desiderio si sia esaurita. E ancora una telefonata, una lettera dell’amato, possono essere, in chi ne � l’oggetto, il fatto pi� gradito se l’amore � ricambiato, ovvero una seccatura infinita quando l’interesse non � ricambiato. Questo per dire che l’ottica soggettiva, il modo particolare in cui si costruisce personalmente l’esperienza amorosa, � l’unica traccia (labile e discutibile) per definire un confine fra ci� che � molesto e ci� che non lo �, o addirittura � gradito. Il concetto di molestia � iscritto nel modo in cui soggettivamente un certo comportamento � vissuto. Da qui l’importanza di capire la struttura psicologica, la particolare strutturazione coscienziale che, in qualche modo, a questo comportamento apre la strada (7).

Soggettivit� e relazionalit� sono, dunque, i due punti cui far costante riferimento quando si parla di comportamenti molesti nell’ambito delle vicende della vita passionale amorosa. Ogni valutazione andr� pertanto ricostruita nella dimensione tutt’affatto soggettiva di chi attua e di chi subisce la molestia e poi calata nella specifica relazionalit� che lega, spesso indissolubilmente, queste due figure (2).

– Va infine sottolineato, anche se non sar� parte del nostro approfondimento, che i comportamenti definiti molesti hanno significati (e determinanti) molteplici, riconducibili sia alla storia individuale che al contesto socioculturale dove vengono attuati. In quest’ottica i vissuti, sia del molestato che del molestatore, possono essere anche ricondotti:

�1) alla ambivalenza di una conflittualit� nevrotica. A quei vissuti, cio�, in cui una stessa cosa (comportamento, persona) vengono esperite con modalit� coesistenti e antipodiche. Ad esempio, voglio e non voglio; cerco in teoria, ma rifiuto in pratica;

�2) ai significati personali, leggibili in base alla storia di vita della persona, per cui un dato comportamento, molesto per l’entourage, ha per la persona che lo vive un’altra lettura. Ad esempio, un comportamento brutale ha valore di una affermazione di virilit�, la perseverazione di forza e costanza …;

�3) infine ci possono essere motivazioni di stampo decisamente pi� perverso in cui, nel comportamento molesto in s�, si cerca e si vuole una gratificazione in pi� (quel �Plus de joissance�) che Lacan indica come un tratto caratteristico della perversione (8).

Declinazioni moleste dell’esperienza di innamoramento

L’innamoramento � il punto di partenza ed il nucleo esperenziale centrale di ogni esperienza passionale amorosa (9). Il fenomeno si d� spesso, nel vissuto soggettivo, con l’immediatezza del colpo di fulmine (il �coupe de fo�dre� degli AA francesi). Ci� nonostante � quasi sempre preceduto dalla costruzione di una particolare attitudine esperenziale, tutta volta verso l’incontro amoroso. Questa fase � basilare e molto avvicina l’esperienza dell’innamorato a quella mistica: un monoideismo orientato verso l’epifania di quello che si cerca (10). Su uno spazio coscienziale (11) orientato verso l’Altro le attese del soggetto �prendono corpo� nell’incontro amoroso. Dopo questo riconoscimento inizia la ricerca, spesso tumultuosa, della mutualit� affettiva: l’innamorato cerca di essere prima di tutto �riconosciuto� (per quello che �, per quello che prova …) e ricambiato dall’Altro.

Questa breve descrizione in un’ottica psicologo-strutturale (Tab. I), ci d� l’idea di quanto l’esperienza abbia di contraddittorio. Da un lato � un fenomeno tutto soggettivo dove l’Altro, al massimo, ha il valore di un segno su cui convogliare spazi di egoicit� trasferita. Dall’altro, per�, una volta che si � individuato l’oggetto amoroso (ed � una individuazione che ha la sensazione di una conoscenza totale), di questo si cerca la mutualit� affettiva. E, vista la massiccia proiezione di istanze personali idealizzate, in qualche modo questa mutualit� � sentita quasi come un diritto. � come se l’amante dicesse: �… tu sei una cosa mia dal momento che io ti ho inventato. E quindi � giusto e normale che tu ti riunisca a me, almeno dopo che tu mi avrai riconosciuto�. E l’innamorato non chiede di essere conosciuto, ma solo �ri�-conosciuto, che si ripristini cio� una totalit�, si risolva una separazione che � lo scarto fra la pienezza della affermazione del S� e il dramma della caduta nella fossa dell’incompiutezza (12).

Come dice Romeo (13):

�There is no world without Verona walls, / but purgatory, torture, hell itself …�

In questo vorticoso movimento verso l’Altro � molto facile perdere i confini fra ci� che � mio e ci� che � tuo. Del resto l’Altro che l’innamorato identifica � fisiologicamente, almeno nelle prime fasi dell’innamoramento, solo egoicit� trasferita.

La ricerca clinica ha messo in evidenza due condizioni strettamente connesse con l’esperienza di innamoramento in cui la possibilit� di molestie assillanti nei confronti dell’oggetto della passionalit� sono tutt’altro che remote. Sono i quadri clinici noti come:

– Sindrome dell’Amante Fantasma (4) (5) (14);

– Delirio Erotomanico o Sindrome di de Cl�arambault (15).

La Sindrome dell’Amante Fantasma (Tab. II) ha un nucleo tematico-esperenziale caratterizzato da una pervicace passione amorosa indirizzata verso persone sconosciute o appena intraviste. Come nell’insorgenza del comune innamoramento, grande importanza, nella scelta dell’�oggetto� passionale, sembrano averla i �media informatici� e pi� in generale una notoriet� ed importanza condivisa dell’oggetto d’amore (almeno a livello del microambiente in cui il paziente vive). Nella forma pi� tipica la passione si mantiene per anni (e talvolta per tutta la vita!) anche senza che l’Altro ne venga a conoscenza, n� che il paziente cerchi una qualche reciprocazione del sentimento. Il paziente spera di poter essere ricambiato, ma ha consapevolezza (dolorosa!) dell’origine solitaria del suo amore. Questa consapevolezza pu� poi attenuarsi con il passare del tempo ed il sempre pi� massiccio organizzarsi della sua vita intorno al nucleo passionale. Cosa questa che pu� determinare un rapido viraggio da uno stile astenico ad uno stenico di esistenza. E la persona che fino a poco prima si mostrava schiva ed esitante diventa in breve un assillante persecutore.

� comunemente noto come �Sindrome di de Cl�arambault� un quadro clinico caratterizzato da un delirio strutturato, e spesso anche assai elaborato, il cui nucleo tematico � dato dal convincimento delirante di essere amato da un’altra persona. Nella Sindrome di de Cl�arambault �pura� questo convincimento si instaura in modo improvviso, immediato, con le caratteristiche della intuizione delirante che poi si stabilizza in un florido delirio. Lo sviluppo del delirio � tipico. Si parte dall’intuizione che l’Altro (l’oggetto della passione erotomanica) sia stato preso da amore travolgente per il paziente. Questo lo porterebbe a mettere in atto una serie di accorgimenti volti a segnalare la propria dedizione e a suggerire modi e meccanismi di contatto. In breve ad una serie di tecniche seduttive volte a far nascere la passione anche nel paziente. In questo passaggio (dalla prima intuizione delirante a tutta una serie di nuove percezioni ed intuizioni) si snoda un copioso delirio che talvolta viene ad assumere un andamento narrativo, �epico�, con progressiva comparsa di nuovi personaggi. Si viene a costruire cio� un delirio �en res�au�, che progressivamente finisce per invadere tutto il mondo del paziente.

Anche qui, come nella Sindrome dell’Amante Fantasma, solitamente, anche se non esclusivamente, si tratta di donne di modesta origine, mentre gli �oggetti� d’amore sono quasi sempre uomini pi� vecchi e di pi� alto livello sociale (5). Le pazienti sostengono tenacemente che l’Altro � stato il primo a innamorarsi e a mandare messaggi di disponibilit� amorosa. Spesso la paziente descrive il modo elaborato, ma a suo dire evidente, con cui la tresca amorosa � stata portata avanti. Talvolta questi mezzi comunicativi possono apparire sorretti da logiche condivisibili: strizzate d’occhio, sorrisi ammiccanti, doppi sensi, telefonate … Altre volte invece appaiono decisamente bizzarri ed improbabili: telepatia, trasmissione di comunicazioni e pensiero tramite la TV, microfoni ed altoparlanti, macchine speciali, ipnosi. La paziente perlopi� tende a negare un suo coinvolgimento passionale, almeno all’inizio, per proporre un’immagine di s� come di persona che �ha finito per innamorarsi� solo per le protratte insistenze ed offerte amorose dell’Altro. Ferma rimane, comunque, la convinzione che l’opera di seduzione dell’Altro non si sia mai interrotta e questo si traduce in comportamenti nei suoi confronti che possono avere anche delle declinazioni legali.

Le due condizioni, ben distinte nella loro caratterizzazione clinica completa, possono avere non poche caratteristiche a comune in specie riguardo alla possibilit� di configurare una sindrome comportamentale da molestie assillanti.

L’una e l’altra infatti sono parodie estremizzate dell’esperienza di innamoramento dove l’elemento di una soggettiva costruzione dell’Altro (normale e prioritario in ogni fisiologico innamoramento) appare come bloccato in una dimensione egotistica. Nell’una come nell’altra condizione � massima la confusione fra s� e l’altro. Si parte da un dato comune a tutti gli innamorati nel cui vissuto soggettivo l’Altro � gi� conosciuto, anzi lo era gi� prima dell’incontro. Ma, mentre nella fisiologia questa conoscenza tende a modularsi in base ai dati della realt�, nelle due condizioni patologiche questa conoscenza primitiva e �in-mediata� non viene in alcun modo verificata: o perch� mantenuta nella granitica certezza del delirio (Sindrome di de Cl�arambault) o perch� viene artatamente evitato l’incontro stesso, almeno nella misura in cui questo potrebbe portare non graditi elementi di realt� (Sindrome dell’Amante Fantasma).

Per una soggettivit� cos� strutturata � ben difficile concepire che esista nell’Altro cercato una rete di desideri e di progetti che non collimi con i propri. Se non nell’inquietante ottica del raggiro, della malafede, dello sberleffo, della burla feroce che apre alla possibilit� dell’ira giustiziera (5) (7) (16).

Le due condizioni cliniche individuano due realt� psicopatologiche estreme e abbastanza ben definite. Bisogna per� pensare a molte condizioni in cui le due diagnosi non possono essere poste, ma che molto a queste si avvicinano. Una serie di condizioni, cio�, in cui la fisiologica esperienza dell’innamoramento si curva pericolosamente verso la patologia nosograficamente definita e, solo talvolta, vi entra. Senza per� restarvi cristallizzata, mantenendo cio� una possibilit� di va e vieni che, se da un lato fa considerare queste condizioni come fisiologiche, dall’altro non esime queste persone n� dalla sofferenza, n� da comportamenti molesti nei confronti dell’oggetto dei loro desideri. Comportamenti che, sia nelle motivazioni interne che sul piano pratico, poco si distinguono da quelli che si hanno nelle due sindromi sovra esposte. Cos� idee e vissuti che pericolosamente si avvicinano a quelli del Delirio Erotomanico si possono osservare in molti innamorati rifiutati (6) (17), cos� come esperienze simili a quelle della Sindrome dell’Amante Fantasma sono assai frequenti negli amori adolescenziali o in quelli di persone che conducono una vita schiva e riservata (18) (19).

Se poi guardiamo il problema nell’ottica del molestato ci si trova di fronte ad una persona investita da una passionalit� amorosa a cui si sente estraneo, non avendo mai autorizzato l’Altro che ama ad entrare in una relazione di tal genere con la propria persona. Ogni attenzione sar� pertanto sentita, quanto meno, come inopportuna. E siccome questo tipo di attenzione � sentita da chi la attua come un atto d’amore legittimo ed opportuno, sono ben intuibili tutti i possibili dissapori, con il relativo gioco al reciproco rinforzo sia del rifiuto del molestato che dell’insistenza da parte del molestatore (7).

Questo genere di comportamenti molesti sono la norma nella Erotomania e chi li porta avanti si sente pienamente legittimato a metterli in atto secondo un tipo di ragionamento che si pu� sostenere come segue:

�… tu mi hai fatto innamorare, hai messo in atto tutta una serie di strategie per sedurmi ed ora che ci sei riuscito vuoi evitarmi! Ma io non faccio che pretendere quello che tu hai voluto e a cui ora non ti puoi sottrarre per alcun motivo�.

� facile capire come da un vissuto di questo genere possano seguire molestie anche di non poco conto. Compresa l’aggressione che pu� arrivare, come purtroppo i fatti di cronaca ci fanno quasi ogni giorno sapere, fino all’omicidio (6) (7).

Nella Sindrome dell’Amante Fantasma invece i comportamenti molesti sono per definizione esclusi almeno nella forma tipica del disturbo. Ma non � infrequente che un atteggiamento astenico, che � quello tipico della sindrome, si muti nel suo opposto, con quella modalit� che Kretschmer ha cos� ben descritto nelle personalit� sensitive (18). Pazienti schivi ed evitanti, che coltivano in segreto il loro amore, si possono trasformare, talvolta anche bruscamente, in esigenti ed instancabili corteggiatori che non si piegano assolutamente ad accettare che l’Altro, cos� tanto amato e tanto ben conosciuto, possa rifiutarli e non accettare un amore cos� puro e genuino.

Le molestie dei gelosi

La possibilit� di comportamenti molesti �, anche nell’immaginario collettivo, strettamente rapportata alla gelosia. Al punto che, in questo momento c’� una tendenza culturale, almeno nel mondo occidentale, a vedere tutta la gelosia come qualcosa di molesto ed esecrabile, da condannare quando non in senso giuridico almeno in senso morale. Di pari passo si assiste alla crescita della tendenza a medicalizzare il problema (20).

Senza entrare in questo tipo di valutazioni sulla tendenza a medicalizzare alcuni sentimenti e comportamenti passionali, cerchiamo di capire il vissuto che �legittima� (naturalmente ai suoi occhi!) il comportamento del geloso. E naturalmente anche il vissuto del molestato in cui si pu� spesso ravvisare una serie di ambivalenze che la cultura attuale tende a minimizzare nella ricerca di una distinzione buono-molestato/cattivo-molestatore. Distinzione che, quando si parla di passioni e di comportamenti passionali, � tanto difficile da tracciare.

In un’ottica psicopatologica possiamo dire che la gelosia insorge quando una relazione con qualcuno viene minacciata o si ritiene che lo sia. Possiamo cos� accettare la definizione di Ey che �la gelosia � una coscienza dolorosa di frustrazione gi� avvenuta o, soprattutto, che pu� avvenire� (21). La gelosia non contiene soltanto le sofferenze della privazione, ma anche quelle dell’amor proprio ferito. � insieme pena per l’amore perduto e rabbia per la gioia del rivale. Cos� per meglio comprendere il problema possiamo proporre due aforismi che, ponendo l’accento su aspetti diversi del problema, complessivamente si integrano e si completano. Dice S. Agostino (12):

��Qui non zelat non amat�.

Invece La Rochefoucault (22) puntualizza che:

��Il y a dans la jalousie plus d’amour propre que d’amour�.

Dunque la gelosia nasce da una minaccia ad una relazione e si esprime:

1) come esperienza di privazione (di un sogno di appagamento e di completezza narcisistica) e perdita (da intendersi sopra tutto come perdita di controllo su un oggetto narcisistico);

2) come rabbia per l’amor proprio, ferito per le sopra dette esperienze di privazione e perdita.

A nostro avviso il dato che �apre�, nell’esperienza dell’innamorato, alla dimensione della gelosia � da ricercarsi in quello che Lagache chiama �… la frustrante scoperta dell’alterit� dell’Altro� (22). Cio� del fatto che l’Altro non � solo una nostra proiezione, ma che ha anche una sua quota di desideri, di emozioni, di attrazioni che possono anche non andare nel senso che chi ama vorrebbe. La scoperta di questa alterit� apre la strada al �Rivale�, ad una triangolazione che ammette nella relazione quel Terzo che � condizione fondamentale al prosperare dello stato di gelosia.

Con questo passaggio la struttura dello spazio coscienziale di chi vive l’esperienza amorosa si pu� modificare in due direzioni:

1) da un lato facendo �scoprire� quanto l’Altro si discosti dalla sua primitiva proiezione amorosa e quindi quanto la stessa relazione possa essere a rischio di fine. Questo momento, foriero di portati depressivi, permette di uscire dalla dimensione egotistica che aveva, fino ad ora, pervaso l’esperienza. In prospettiva apre la strada ad un cambio di qualit� dell’esperienza amorosa: da un amore narcisistico verso un amore oggettuale;

2) dall’altro �aprendo� ad una rabbiosa rivolta verso una possibile figura terza (il Rivale) che si profila all’orizzonte di una dimensione, ora veramente dialogica, dell’esperienza passionale.

L’entrata in scena di questa figura �Altra� consente peraltro la possibilit� di un pericoloso mantenimento di quella dimensione egotistica da cui si stava con difficolt� uscendo. Alludo con questo alla possibilit� di trasferire sul Rivale istanze personali di alto impegno emotivo, cariche magari di odio e rabbia. Per questa via l’inserimento del Rivale permette il mantenimento di una economia narcisistica della relazione anche se pericolosamente scissa in una parte buona (S� stesso, l’Altro amato) ed una cattiva (il Rivale e l’Altro che tradisce), in cui l’oggetto d’amore concentra su di s� (e mantiene!) tutta la gamma dei portati proiettivi insiti nelle fasi iniziali della esperienza di innamoramento (23) (24).

Quindi, riprendendo il nostro schema, il momento che abbiamo definito della necessaria, ma frustrante scoperta dell’alterit� dell’Altro permette la costruzione, nell’innamorato, di uno spazio coscienziale dove l’esperienza di gelosia diventa possibile e per certi aspetti inevitabile. Contemporaneamente porta l’esperienza passionale amorosa ad una specie di bivio che ammette:

1) da un lato la possibilit� dell’inserimento della figura del Rivale nella struttura soggettiva dell’esperienza con tutte le gradazioni quantitative dell’esperienza di gelosia;

2) dall’altro ad una dolorosa coscienza di perdita che prepara lo spazio coscienziale verso i vissuti che abbiamo definito di disincanto e abbandono e che hanno molto in comune con le esperienze proprie dei lutti elaborati (25).

Concentriamoci ora sul primo �corno� evolutivo dell’esperienza: quello appunto dell’esperienza di gelosia.

A seconda delle caratteristiche personologiche del geloso, la scoperta di questa alterit� struttura �tipi� di gelosia diversi con tutte le possibili declinazioni: dalla normalit� alle forme cliniche della patologia (26) (27).

Come abbiamo avuto modo di ribadire, la gelosia amorosa (patologica e non) ha come presupposto che esista un rapporto in cui sono state investite parti importanti del proprio S�. In altre parole � l’identit� stessa di chi ama che viene sentita in gioco nella relazione. Molti studi evidenziano la rischiosit� in tema di agiti criminali delle condizioni che mettono a rischio l’assetto di identit� (1) (6) (28). Per l’innamorato geloso l’Altro diventa cos� (ed in qualche modo con buona ragione!) una cosa sua, un �oggetto che � lui stesso�. Ogni pericolo che minaccia la relazione viene pertanto sentito come una minaccia alla propria persona, al suo stesso modo di autorappresentarsi. Il tentativo (anche violento) per riconquistare il controllo sulla relazione va visto pertanto anche come tentativo per ripristinare il controllo sulla propria egoicit� trasferita (29).

Da queste premesse possiamo arguire la possibilit� di una notevolissima frequenza di comportamenti di rottura: dalle molestie fino alle pi� efferate aggressioni.

Le condizioni pi� drammatiche si avranno in particolari costellazioni personologiche che �per motivi costitutivi� sono portati ad accentuare queste tendenze fisiologiche (27). Cos� un facile trasferimento di identit� e di grossolane parti di s� si pu� presumere particolarmente frequente in organizzazioni narcisistiche di personalit� (30). L’Altro, quando investito da questi movimenti proiettivi, diventa una parte del proprio S�, e pu� essere facilmente sentito come una cosa propria. Cos� ogni Terzo che si avvicini diventa un pericolo per il soggetto stesso, una minaccia diretta alla sua integrit�. Un furto che si ha tutto il diritto di ostacolare e combattere (28) (31).

Allo stesso modo una personalit� passivo-dipendente dar� luogo ad un tipo di amore con marcati tratti di dedizione ed intimit�. Sull’Altro si veicoleranno le parti pi� mature ed indipendenti. Un tale assetto personologico sar� portato a chiedere di �poter servire l’Altro�, ma contemporaneamente a pretendere che l’Altro riconosca questa dedizione e ne dia testimonianza con la fedelt�. In queste personalit� la gelosia diventa una chiara espressione dell’�amore bisogno�, di una forma di amore cio� ampiamente dipendente e regressiva (32).

Da un punto di vista clinico la gelosia patologica pu� essere inquadrata in tre grandi gruppi sindromici raggruppati in base alle caratteristiche formali delle idee di gelosia. Abbiamo cos�:

1) la Sindrome di Mairet in cui le tematiche di gelosia hanno le caratteristiche formali delle idee prevalenti (33);

2) la Gelosia Ossessiva in cui le tematiche di gelosia hanno caratteristiche che possono rientrare in quelle che il DSM-IV ha indicato per il Disturbo Ossessivo Compulsivo (34);

3) ed infine la Gelosia Delirante o Disturbo Delirante di tipo Geloso secondo il DSM IV (34), detta anche dagli Autori di lingua anglosassone �Sindrome di Otello� (35).

Nella Sindrome di Mairet la possibilit� di comportamenti molesti � costante, vivendo queste persone in un clima pervaso di vissuti di gelosia non solo di tipo amorosa. La condizione � indicata anche come �Iperestesia Gelosa� e delinea un quadro clinico di confine tra normalit� e patologia in cui le idee di gelosia sono quantitativamente floride e tendono ad occupare tutto il campo esperenziale del paziente. Sono anche notevolmente persistenti tanto che spesso costituiscono un vero e proprio doloroso stile di vita. Diventano cio� compagne insostituibili di ogni relazione umana significativa (massimamente se sentimentale). Le tematiche di gelosia assumono in questa condizione la struttura formale di �idee prevalenti� (36), hanno cio� una forte componente affettiva e mantengono un costante confronto con la realt�, pur occupando in modo stabile ed esclusivo il campo coscienziale del paziente. Inoltre spingono fortemente ad �agiti� non infrequentemente sentiti, dal contesto socio-culturale, come abnormi e patologici.

Nella Gelosia Ossessiva le immagini e le idee di infedelt� sono incoercibili e nucleare � il dubbio sulla infedelt� del partner, un dubbio lacerante che non si riesce a mettere a tacere. Chi ne soffre � continuamente alla ricerca di segnali che possano lenirlo, confermarlo o smentirlo. Il paziente si trasforma spesso in un detective a tempo pieno che pu� impiegare nelle attivit� di ricerca delle infedelt� del partner (con immaginabile disagio per entrambi i membri della coppia!) il pi� e il meglio del suo tempo. I gelosi ossessivi riconoscono l’infondatezza dei loro sospetti, arrivano anche a vergognarsene, ma sono, loro malgrado, trascinati e sommersi dalla tormentosit� del dubbio (37). Cos� c’� chi sottopone tutti i giorni la moglie a martellanti interrogatori, chi controlla minuziosamente la castit� del suo abbigliamento o la corrispondenza del partner e chi magari anche la biancheria intima alla ricerca di attivit� sessuali illecite. Queste persone riescono a rendersi conto delle loro esagerazioni, ma �non ce la fanno� a cambiare condotta, n� a scacciare dalla propria mente certi pensieri pur sentiti come assurdi. I sentimenti di gelosia vengono vissuti permeati da un incoercibile dubbio. Sono tendenzialmente criticati ed il paziente vive con pena il fatto di provarli e ancora di pi� di �dover� accondiscendere alle conseguenti condotte comportamentali, fino a momenti di possibile grave egodistonia. E infatti nucleare � invece il �dubbio sulla infedelt� del partner�, un dubbio lacerante che non si riesce a mettere a tacere.

Sul piano comportamentale dominano le condotte di ricerca di segnali che possano lenirlo, confermarlo o smentirlo. La vischiosit�, la reiterativit�, la intrinseca intrusivit� danno luogo a condotte intrinsecamente moleste. Ci� nonostante talvolta quello che stupisce � come l’Altro accetti (talvolta per anni) tutto questo, suggerendo come nella scelta del partner e nello sviluppo di una tale sintomatologia (almeno quando questa si mantenga per anni) non si deve pi� parlare di un singolo malato, ma di una coppia gravemente disturbata (17).

La Sindrome di Otello (o Gelosia Delirante o Delirio di Gelosia) si costruisce intorno alla certezza dell’infedelt� dell’altro, certezza assoluta ed impermeabile ad ogni confronto con la realt� (38). Per meglio dire c’� la certezza che l’infedelt� sia gi� stata consumata. Il comportamento del paziente pertanto non � teso alla scoperta di qualcosa, che si pensa gi� di sapere, ma piuttosto a far ammettere all’altro la colpa. Da qui una continua richiesta di confessioni assillanti, portate avanti talvolta in modo reiteratamente subdolo, altre volte con l’arma del ricatto, talvolta infine ricorrendo alla coercizione e alla violenza fisica (39). L’ammissione del tradimento viene presentata sempre come �La Medicina� che porr� fine ai tormenti e ai dubbi che ne conseguono. Talvolta il partner accusato, nella speranza di porre fine ad una situazione insostenibile, ammette un magari inesistente tradimento. Lungi dal placarsi il delirante, che ha finalmente avuto la conferma delle sue certezze, intensifica la sua aggressivit� e tenta di far ammettere ulteriori infedelt� (21).

La possibilit� di comportamenti molesti � possibile in tutte queste condizioni, ma purtroppo lo � ancora di pi�, almeno percentualmente, anche in condizioni che non possono essere fatte rientrare nella clinica (40). Teniamo peraltro presente che una linea di confine fra normalit� e patologia �, in questo come in altre condizioni che hanno a che fare con le declinazioni psicopatologiche di sentimenti umani, tutt’altro che facile da tracciare.

Le molestie nei lutti amorosi

Nelle vicende della passione amorosa (e nei connessi rischi di rotture psicopatologiche) un posto di primo piano spetta anche al disincanto amoroso ed alla rottura del rapporto. Entrambi i momenti inducono vissuti di perdita dalle caratteristiche psicopatologiche simili a quelle che accompagnano le esperienze di lutto (25). Abbiamo distinto il disincanto dalla rottura del legame perch�, anche se i due momenti possono essere connessi, il disincanto ha a che fare con una perdita a carico della rappresentazione idealizzata dell’Altro, la rottura invece � una esperienza che nasce dalla fine del rapporto.

Per capire il vissuto del deluso (o dell’abbandonato) bisogna anche qui rifarci a quella che Lagache definisce la �… frustrante scoperta della alterit� dell’Altro� che si pu� rivelare diverso da come si era immaginato (e quindi deludere!), ma anche, in prospettiva abbandonare, essere portatore della possibilit� della rottura (22). Possibilit� che non � certo facile da accettare da parte di chi ama!

Infatti nello stato di grazia dell’innamoramento il mondo ci viene restituito nella pienezza e nell’incanto che era prima della caduta (12), un vero Paradiso Terrestre, da cui, una volta entrati, appare difficile uscire per tornare nel deserto arido ed insostenibile della quotidianit�. L’Altro amato ha le chiavi di questo Paradiso e, una volta che ci si � fatto l’ingresso, � per tutti difficile, in specie se permane lo stato di grazia (l’innamoramento), essere convinti razionalmente ad uscire.

Ma andiamo per gradi.

La condizione di disincanto pone innanzi tutto l’Altro non pi� amato (o non amato in modo idealizzato come prima!) di fronte ad esperienze di rottura e abbandono. Di questo parleremo poi perch� anche l’esperienza di chi vive il disincanto ha caratteristiche non di poco conto nel determinare la possibilit� di comportamenti molesti. Il disincanto pone infatti colui che vive l’esperienza in una condizione di risentimento nei confronti dell’Altro gi� amato. Il rimprovero � quello di non essere stato all’altezza della sua proiezione ed � pervaso anche da una sensazione di tradimento, quasi che l’Altro, non solo non abbia potuto, ma anche non abbia voluto, comportarsi come si sarebbe desiderato. Da qui la possibilit� di comportamenti queruli (�… perch� non sei cos� e cos�) ed aggressivi (�… ti comporti consapevolmente in modo scorretto ed io te la faccio pagare …). Il deluso si pu�, dunque, non rassegnare alla perdita di un sogno e si pu� capire, in base a quanto sopra sottolineato, quanto l’opera sia ardua.

Ma ancora di pi� sar� ardua l’opera di chi, avendo vissuto il senso di pienezza che d� la realizzazione di un sogno, dovrebbe rassegnarsi a perderlo. A subire cio� una vera e propria �cacciata dal Paradiso Terrestre� con la relativa rinuncia a quelle parti del proprio S� (spesso le parti migliori, senz’altro le pi� idealizzate!) che sull’Altro erano state trasferite.

La perdita non desiderata dell’Altro, il suo abbandono, quando non la sua morte, d� comunemente luogo ad una fenomenica clinica di �Lutto non complicato� (41). La condizione � caratterizzata da un dolore di fondo, una pena con sentimenti di abbandono e conseguente relativa perdita di senso della vita. Perlopi� � presente anche un marcato ritiro sociale con abbandono e/o incapacit� a svolgere le consuete occupazioni. Questa caduta delle �performances� � sorretta da una oggettiva difficolt� di concentrazione con conseguenti disturbi della memoria (sopra tutto della capacit� di ordinare i ricordi). Molto spesso ci sono anche modesti segni di vitalizzazione con disturbi dell’appetito e del sonno (42) (43).

Su questo fondo sono frequenti episodi acuti di esplosioni di pena, caratterizzati da crisi di pianto e disperazione. Sono inoltre frequenti �passaggi all’atto� sostenuti dalla indifferibile necessit� di ricontattare la persona amata che si pu� tradurre in una ricerca spasmodica dell’Altro con pedinamenti, telefonate, lettere, biglietti … Da qui le declinazioni comportamentali tipo �amore molesto� tanto ben descritte in Letteratura quanto comuni nella vita di tutti i giorni.

Un lutto amoroso non elaborato porta continuamente il paziente alla ricerca di una risoluzione della rottura, di un ripristino della unione senza la quale non pu� vivere. In particolare, l’innamorato abbandonato pu� cercare di raggiungere l’obiettivo di essere presente nella vita dell’Altro, di non cadere nell’oblio, di essere riconosciuto. Obiettivo questo che si pu� raggiungere anche con comportamenti molesti che fanno comunque avvicinare all’Altro, magari suscitando in lui sentimenti forti: ira, rancore, paura. E poi c’� l’estrema possibilit� dell’attacco aggressivo, potenzialmente anche omicida, che � tutt’altro che infrequente nella pratica, vedi i molti episodi di cronaca (44), ma che, in fantasia, nell’innamorato respinto � pressoch� ubiquitaria (45), al punto che il passaggio o meno all’azione sembra talvolta appannaggio di piccoli momenti di realt�, oltre che di �fondi� personologici gi� portati agli agiti esplosivi. Leggendo i resoconti di cronaca, ascoltando persone coinvolte nei relativi fatti di sangue, si ha la sensazione che spesso, a far precipitare la situazione, possano essere stati fatti accessori come l’atteggiamento di sfida dell’Altro o la sua ultimativit� o semplicemente la presenza di strumenti atti a provare lesioni gravi.

Altre volte la volont� aggressiva (o anche francamente omicida) viene freddamente perpetuata, accuratamente preparata. L’obiettivo � quello di riprendere il controllo dell’Altro che sfugge. I mezzi possono essere duplici:

1) attraverso la soppressione, cui spesso pu� far seguito anche il suicidio dell’omicida. Quasi a ritrovare nella morte quella unit� che si stava perdendo in vita;

2) attraverso lo svilimento, l’umiliazione dell’Altro, in modo comportamentalmente esecrabile e drammatico. Lo scopo appare quello di far allontanare dall’Altro l’immagine idealizzata che sostiene lo stato passionale del soggetto. � quello che avviene con la umiliazione e la violenza sessuale e, naturalmente come ipotesi estrema, nello stupro di gruppo.

Conclusioni

La declinazione in comportamenti molesti � una possibilit� (e un rischio!) connesso con tutti i momenti in cui si strutturano le vicende passionali amorose. A comportamenti molesti possono essere esposti entrambi i membri della coppia amorosa: sia chi ama che chi � amato. Del resto ogni �molestia� (a cominciare dalla sua stessa definizione!) va ricollocata e letta all’interno della relazione. E naturalmente bisogna sempre avere presente il contesto culturale in cui le vicende passionali si iscrivono, essendo i comportamenti amorosi uno dei settori della vita umana in cui religione, societ�, cultura, storia, hanno sempre avuto un’impronta profonda. Pertanto, va tenuto sempre presente la dimensione dialogica e culturalmente mediata del concetto di molestia che, in gran parte, non ha connotati oggettivi, ma nasce dal particolare vissuto sia del molestatore che del molestato. Per cui comportamenti che in un particolare contesto appaiono come molesti in un altro non lo sono.

Da un punto di vista psicopatologico la possibilit� di comportamenti molesti appare strettamente connessa con il portato fisiologicamente confusivo fra s� e l’Altro amato che � tipico di ogni esperienza passionale amorosa. Questa posizione di confine, il suo porsi al margine, al limite, conferisce alle esperienze passionali alcuni dei connotati pi� qualificanti quali la loro tempestosit� emotiva, la paradossalit� e spesso anche il rischio di �agiti� potenzialmente molesti e spesso anche violenti.

Su un piano comportamentale le molestie che si possono avere nelle diverse possibilit� evolutive delle vicende passionali amorose (innamoramento, gelosia, disincanto/rottura) sono abbastanza simili. Diverso � invece il vissuto soggettivo, l’organizzazione dello spazio coscienziale da cui scaturiscono, e a cui devono essere ricondotti, per essere adeguatamente compresi.

Cos� nell’innamoramento essi nascono sopra tutto dalla non accettazione che l’Altro (costruito come una proiezione egotistica) possa non ricambiare il sentimento del soggetto. Non si riconoscono all’Altro amato molti connotati di alterit� e i comportamenti molesti hanno come retroterra l’idea che l’Altro non possa che ricambiare l’amore di chi ama: �… lo so che tu mi ami … io ti conosco meglio di te … e tu non mi puoi non amare�.

Nella gelosia lo spazio coscienziale del soggetto viene �informato� dalla scoperta dell’alterit� dell’Altro e quindi dalla possibilit� che qualcosa sfugga al controllo di chi ama. In questa dimensione prende forma anche l’idea di un Rivale che insidia la relazione, rivale che si presta a molteplici letture. Da un lato � testimonianza dell’apertura soggettiva verso l’alterit� dell’Altro, ma � anche una figura che si presta ad un vorticoso gioco di specchi che cercano di reintrodurre una dimensione narcisistica in una relazione che, con la scoperta della alterit� dell’Altro, cercava una oggettualizzazione. Il Rivale, infatti, agglutina su di s� gli aspetti non accettati dell’Altro amato, ma anche i primi movimenti critici verso la relazione. Cos� da prima testimonianza di una acquisita dialogicit� della relazione, la figura del Rivale pu� essere risucchiata in un vortice egotistico per cui vi vengono convogliati fantasie e moti aggressivi che appartengono a parti del S� di chi ama.

Infine, nella dimensione del disincanto/rottura i comportamenti molesti sembrano nascere dalla non accettazione di una alterit� dell’Altro che arriva ad insidiarne o l’immagine idealizzata (disincanto) o la possibilit� stessa di sopravvivenza del rapporto (rottura). In questa dimensione il comportamento, anche molesto, di chi ama pu� essere visto come un tentativo di mantenimento di una economia egotistica della relazione, tentativo che non esita potenzialmente a ricorrere a mezzi violenti. Va poi tenuto presente (e in questa dimensione ancora di pi� che non nelle precedenti!) il vissuto soggettivo del molestato che magari � passato a vedersi rifiutato in comportamenti e stili di vita, che l’Altro-molestato aveva accettato e gradito fino a non molto tempo prima.

In un’ottica terapeutica la conoscenza della dimensione soggettiva, che sta a monte dei comportamenti molesti in tutte e tre le dimensioni in cui si struttura la passione amorosa, appare di grande utilit� nell’affrontare clinicamente il problema della sindrome delle molestie assillanti, sia in un’ottica diagnostica, che terapeutica, che prognostica.
Tab. I. Momenti costitutivi dell�esperienza di innamoramento. Founding steps of the getting in love experience.

1 Costruzione dello �spazio dell�attesa orientata�
2 L�incontro con l�Altro aspettato (ovvero �un segno� ��nello spazio dell�attesa)
3 La spinta all�azione, orientata verso la ricerca di una ��mutualit� affettiva

Tab. II. Sindrome dell�Amante Fantasma. �Fantom lover� syndrome.

1 Esiste una pervicace passione amorosa indirizzata verso una persona, magari mai personalmente incontrata,
�talvolta sconosciuta. L�esperienza passionale ha la struttura formale di una �idea prevalente�
2 L��oggetto� dell�esperienza passionale � persona di importanza e notoriet� condivisa (almeno a livello del
�microambiente in cui il paziente vive)
3 Persistenza per anni della condizione di cui al punto 1
4 Il paziente spera di poter essere ricambiato, ma non d� per sicura la reciprocit� passionale, e tendenzialmente non ��prende alcuna iniziativa valida per ottenerla
5 Con il tempo, nella vita del paziente, si tende a strutturare uno spazio esistenziale dedito alla esperienza passionale ��fantastica ed uno pi� adeso alla realt�. I due spazi tendono ad essere reciprocamente non comunicanti anche se ��l�uno � la premessa dell�altro e v.v.

Tab. III. L�esperienza di gelosia. The jealousy experience.

A) Esperienza psichica su temi di:

��� � infedelt� del partner
��� � minaccia (da parte di terzi) ad una relazione importante per il soggetto

B) Comportamenti (agiti) connessi con le tematiche del punto A

1 Wallace C, Mullen PE, Burgess P, Palmer S, Ruschena R, Browne C. Serious criminal offending and mental disorder: a case linkage study. Br J Psychiatry 1998;172:477-84.

2 Mullen PE, Path� M, Purcell R, Stuart GW. Study of stalkers. Am J Psychiatry 1999;156:1244-9.

3 Kernberg O. Love relations. New Haven: Yale University Press 1995.

4 Lorenzi P. Patologia della passione amorosa. Alcune forme cliniche. Quaderni Italiani di Psichiatria 1995;5:249-64.

5 Fisher M. Personal Love. London: Duckworth 1990.

6 Zona MA, Sharma KK, Lane J. A comparative study of erotomanic and obsessional subjects in a forensic sample. J Forensic Sci 1993;38:894-903.

7 Hall DM. The victims of stalking. In: Meloy JR, ed. The Psychology of Stalking. San Diego: Academic Press 1998.

8 Lacan J. Ecrits. Paris: Seuil 1966.

9 Lorenzi P. Infatuazioni morbose. Estensioni patologiche dell’esperienza di innamoramento. Minerva Psichiatr 1997;4:215-22.

10 Nava V. Immaginazione, allucinazioni e apparizioni. Abbozzo di una fenomenologia della presenza interiore del soprannaturale. Neurologia Psichiatria Scienze Umane 1995;3:333-55.

11 Merleau Ponty M. Ph�nom�nologie de la perception. Paris: Gallimard 1945.

12 Agostino. Confessionum libri XIII. Trad. it. di C. Vitali Le confessioni. Milano: Biblioteca Universale Rizzoli 1994.

13 Shakespeare W. Giulietta e Romeo. Milano: Garzanti 1975.

14 Seeman M. Delusional loving. Arch Gen Psychiatry 1978;35:1265-78.

15 de Cl�arambault GG. Les Psychoses Passionelle. In: de Cl�arambault GG, ed. O�uvres Psychiatriques. Paris: Presses Universitaires de France 1942.

16 Mullen PE, Pathe M. The pathologial extention of love. Br J Psychiatry 1994;165:614-23.

17 Lorenzi P, Ardito M. L’amore folle, note cliniche sul Delirio Amoroso. Rivista Sperimentale di Freniatria 1995;3:479-92.

18 Kretschmer E. Der sensitive beziehunwahn. Berlin: Springer-Verlag 1918.

19 Lorenzi P. Bruciare d’amore. Declinazioni psicopatologiche dell’esperienza d’innamoramento. Atque 1998;17:101-44.

20 Mullen PE. Jealousy: the pathology of passion. Br J Psychiatry 1991;158:593-601.

21 Ey H. La jalousie morbide. In: Etudes Psychiatriques. Paris: D�scl�es de Brouwer et Cie 1950;II:483.

22 Lagache D. La jealousie amoureuse. Psychologie descriptive et psychoanalyse. Paris: Presses Universitaires de France 1947.

23 Kernberg O. Aggressivit�, disturbi della personalit� e perversioni. Milano: Raffaello Cortina 1993.

24 Kohut H. The restoration of the Self. New York: International Universities Press 1977.

25 Lorenzi P. Il lutto amoroso e le sue declinazioni cliniche. 2001;10:17-33.

26 Pao PN. Pathological jealousy. Psychoanal Q 1969;38:616-38.

27 Brousseau A. Vari�t�s de la personnalit� des jaloux au regard de la clinique. Evolution Psychiatrique 1955;1:33-65.

28 Whiterhust RN. Violently jealous husbands. In: Gordon S, ed. Sexuality and contemporary marriage. New York: Halstead Press 1975.

29 Mowat RR. Morbid jealousy and murder. London: Tavistock 1966.

30 Lowen A. Il Narcisismo. Milano: Feltrinelli 1993.

31 Tellembach H. On the nature of jealousy. J Phenomenol Psychology 1974;4:461-8.

32 Freeman T. Psychoanalitical aspects of morbid jealousy in women. Br J Psychiatry 1990;156:68-72.

33 Mairet A. La jalousie: Etude Psychophysiologique Clinique et Medico-Legale. Paris: Masson & Cie 1908.

34 American Psychiatric Association. Diagnostic and statistical manual of mental disorders, IV Edition. Washington, DC: 1994.

35 Todd J, Dewhurst K. The Othello syndrome. J Nerv Ment Dis 1955;122:367-74.

36 Mc Kenna PJ. Disorders with overvaluated ideas. Br J Psychiatry 1984;145:579-85.

37 Im WG, Wilner RS, Breit M. Jealousy: interventions in couples therapy. Fam Process 1983;22:211-9.

38 Enoch M, Thretowan WH. The Othello syndrome. In: Enoch M, Trethowan WH, Barker JC, eds. Some uncommom psychiatric syndromes. Bristol: John Wright & Sons 1967.

39 Orion D. I Know You Really Love Me: A Psychiatrist’s Journal of Erotomania, Stalking and Obsessive Love. New York: Macmillan 1997.

40 Kierse EAG. Le deuil et le travail du deuil. Ann M�d-Psychol 1995;6:385-97.

41 Parkes CM. Beareavement Br J Psychiatry 1985;146:11-7.

42 Kienlen KK, Birmingham DL, Solberg KB, Oregan JT, Meloy JR. A comparative study of psychotic and nonpsychotic stalking. J Am Acad Psychiatry Law 1997;25:317-33.

43 Middleton W, Burnett P, Raphael B, Martinek N. The bereavement response: a cluster analysis. Br J Psychiatry� 1996;169:167-71.

44 Path� M, Mullen PE. The impact of stalkers on their victims. Br J Psychiatry 1997;170:12-7.

45 Meloy JR. The psychology of stalking, in The Psychology of Stalking. Meloy JR, ed. San Diego: Academic Press 1998.