Il Corpo Calloso: dal “cervello diviso” alle implicazioni nella psicopatologia e nella patogenesi della schizofrenia

The Corpus callosum: from "split brain" to implication in psychopathology and pathogenesis of schizophrenia

C. Silvestrini, A. Iannitelli, G. Bersani

III Clinica Psichiatrica, Universit� di Roma "La Sapienza"

Parole chiave: — Corpo Calloso – Schizofrenia – Disgenesia callosale – Test neuropsicologici – Trasferimento interemisferico
Key words:
Corpus Callosum – Schizophrenia – Callosas Dysgenesis – Neurophycological Test – Interhemispheric transfer

 

Introduzione

Il problema relativo alla evidente antinomia tra la dualit� morfologica del cervello, formato da due emisferi simmetrici, e l’unit� della mente, ha costituito per secoli argomento di interesse non solo tra gli scienziati ma anche tra i filosofi, che hanno provato a dare una soluzione a questo enigma, soluzione che pu� forse essere raggiunta solo comprendendo le funzioni specifiche di ciascun emisfero e le modalit� di comunicazione tra le due met� del cervello, tali da produrre un output integrato nell’ambito di un modello di “information processing”.

Relativamente al primo punto, l’uomo si differenzia da tutti gli altri vertebrati. In questi, infatti, i due emisferi sono uguali da tutti i punti di vista, con la specificazione che ogni emisfero � prevalentemente interessato alle funzioni di senso e di moto del lato controlaterale. Diversamente stanno le cose nell’uomo, dove ogni emisfero, oltre a possedere funzioni che sono in relazione con il lato destro o sinistro del corpo, possiede funzioni specifiche proprie. I classici studi di Sperry sull’uomo con cervello bisecato avevano, infatti, dimostrato che nell’emisfero destro sono presenti la stereognosia proveniente dalla mano sinistra, la comprensione delle parole, le relazioni spaziali e la rappresentazione dell’emicampo visivo sinistro; nell’emisfero di sinistra, nella maggior parte dei soggetti, sono presenti il centro principale del linguaggio, la stereognosia della mano destra, la scrittura, il calcolo e la rappresentazione dell’emicampo visivo destro (1-3) .

Per quanto riguarda il secondo punto, � accettato che le integrazioni delle diverse funzioni superiori avvengano attraverso le commissure, compatti sistemi di fibre che uniscono in genere aree corrispondenti dei due emisferi cerebrali a livello della linea mediana, a diversi livelli del nevrasse. Le commissure note si dividono in commissure telencefaliche, comprendenti il Corpo Calloso (CC), la commissura anteriore e la commissura ippocampale, e commissure diencefaliche e mesencefaliche, che comprendono la commissura intertalamica, il sistema delle commissure sopraottiche, la commissura abenulare, la commissura posteriore e la commissura intertettale.

Nel presente lavoro verranno innanzitutto presentati i dati relativi alle commissure encefaliche nei loro aspetti anatomo-fisiologici, filogenetici ed ontogenetici. Si passer� successivamente a descrivere il ruolo potenziale del CC nella sindrome schizofrenica, con un particolare approfondimento della teoria della disconnessione e delle alterazioni del trasferimento interemisferico valutate attraverso i test neuropsicologici. Infine, parleremo delle implicazioni che le disgenesie del CC possono avere nello sviluppo della sindrome e dei suoi correlati funzionali neurologici e psicopatologici.

Le Commissure encefaliche

Nonostante l’esistenza di circuiti multisinaptici diffusi, quali la formazione reticolare, che collegano i due emisferi, � ormai un dato accettato che sono le commissure telencefaliche neocorticali quelle che adempiono alla funzione fondamentale di integrazione dell’output superiore.

Gli studi filogenetici hanno dimostrato che il CC � la commissura che evolve parallelamente allo sviluppo della neocorteccia. I vertebrati non mammiferi ed i mammiferi inferiori, come i Monotremi ed alcuni dei Marsupiali, sono caratterizzati da uno sviluppo scarso o nullo della neocorteccia ed, in accordo a ci�, il loro cervello non ha CC.

Tab. I.
Metodi e risultati degli studi sulle commissure interemisferiche neocorticali.
Methods and results of studies on neocortical interhemispheric commisures.

Lo studio delle commissure interemisferiche neocorticali � stato eseguito con indagini di:
1) neuroanatomia (esame microscopico di cervelli normali impregnati con i metodi di Golgi e Cajal e di cervelli con alterazioni a carico della corteccia e del CC colorati con i metodi per la misurazione delle fibre mieliniche degenerate);
2) elettrofisiologia (registrazione delle risposte elettriche in un’area di un emisfero in seguito a stimolazione elettrica o irritazione chimica eseguita sull’area controlaterale omologa prima e dopo sezione del CC);
3) istologia (studi eseguiti negli ultimi anni, che hanno confermato i dati degli studi precedenti di anatomia ed elettrofisiologia).

I risultati di questi studi possono essere riassunti nel seguente modo:
a) la distribuzione delle fibre commissurali nella corteccia � molto ineguale visto che alcune aree corticali sono riccamente provviste di tali fibre mentre altre mancano di qualsiasi connessione commissurale;
b) le fibre commissurali interconnettono aree corticali simmetriche dei due emisferi (principio dell’omotopia). Tale principio � tuttavia valido in una accezione pi� ampia vista l’esistenza di numerose connessioni eterotopiche;
c) una data area corticale ha connessioni commissurali non solo con l’area simmetrica corrispondente ma anche con le aree controlaterali che sono simmetriche rispetto a tutte le aree dell’emisfero ipsilaterale con cui essa � connessa (principio dell’eterolateralit� di Mettler). Anche questo principio ha comunque le sue eccezioni che sono date dal fatto che connessioni interemisferiche sono molto meno diffuse di quelle intraemisferiche.

� noto che le fibre del CC originano dalle grandi cellule piramidali della corteccia telencefalica, spesso come collaterali di fibre di proiezione; sono dunque fibre commissurali di provenienza da aree neocorticali con una precisa organizzazione topografica (4) .Gli interessanti studi di Pandya sulla disposizione dei vari contingenti di fibre corticali nel CC di scimmia sono semplificati nella Figura 2 (5) .

Tab. II.
Le Commissure cerebrali nella filogenesi.
The cerebral commissures in phylogenesis.

Nei mammiferi superiori, e specialmente nei Primati, il CC � una struttura le cui dimensioni superano largamente quelle di tutti gli altri tratti fibrosi del cervello.
Il CC nell’uomo contiene circa 200 milioni di fibre, la maggioranza delle quali non supera i 2 m di diametro, mentre nel gatto il numero delle fibre non supera i 2 milioni, nel ratto i 5 milioni, nel coniglio i 6 milioni e nel cane i 22 milioni.
La commissura anteriore � la commissura della paleocorteccia e dei bulbi olfattivi ma contiene anche fibre di origine neocorticale, tanto � vero che le scarse connessioni interemisferiche neocorticali nelle specie acallosali dei mammiferi si effettuano tutte tramite questa commissura. Nell’uomo vi sono circa da 2,5 a 4 milioni di fibre nella commissura anteriore.
La commissura ippocampale connette reciprocamente le formazioni ippocampali dei due lati e pu� essere considerata la commissura dell’archicorteccia.

Una recente ed accreditata ripartizione del CC, semplificata in termini anatomo-funzionali, � stata proposta da Witelson, nel 1995; secondo tale autore il 3� anteriore del CC o genu contiene fibre che connettono le cortecce prefrontali dei due lati; il 3� medio contiene proiezioni provenienti da zone motorie somato-sensitive ed uditive; infine, il 3� posteriore viene a sua volta suddiviso in due porzioni: l’istmo che sembra contenga fibre connettenti regioni superiori temporali e regioni parietali (le aree pre-silviane in relazione con il linguaggio) ed il quinto posteriore, o splenio, che contiene fibre temporali, parietali ed occipitali (visive) (6,7) .Un ampliamento di questa suddivisione � stata operata recentemente da Jacobsen che ha suddiviso il CC in sette sezioni che corrispondono meglio alle proiezioni corticali (8) .

Il Corpo Calloso nella Schizofrenia

Che il ruolo funzionale del CC possa essere in qualche misura implicato nella patogenesi dei disturbi mentali e della schizofrenia in particolare, � suggerito da numerose evidenze cliniche e sperimentali. Studi di brain imaging hanno evidenziato alterazioni nelle dimensioni e nella forma del CC (9) in un elevato numero di pazienti schizofrenici acuti e cronici che presentavano disturbi dei patterns di transfer interemisferico, indagati mediante studi di neuropsicologia e neurofisiologia. Inoltre, la sintomatologia da disconnessione presenta alcuni sintomi psicotici che ricordano alcuni di quelli presenti nella sindrome schizofrenica e che potrebbero essere spiegati sulla base di una anomala trasmissione interemisferica. Ma ancora pi� interessante, soprattutto alla luce dell’ipotesi di una alterazione del neurosviluppo alla base dell’aumentata vulnerabilit� allo sviluppo della schizofrenia (10) ,� considerare che le disgenesie del CC sono frequentemente associate a sintomi psicotici. Uno studio sistematico di RMN ha riportato la presenza di agenesie parziali del CC nel 2% circa dei pazienti schizofrenici contro un valore dello 0,005-0,07% nella popolazione generale ad indicare un anomalo sviluppo del CC durante l’ontogenesi o delle strutture ad esso correlate (11) .

La teoria della disconnessione

Una delle teorie pi� interessanti, ancora non definitivamente chiarita, sull’origine della schizofrenia, ipotizza che soprattutto la sintomatologia delirante e quella allucinatoria siano correlate ad una condizione definibile come disconnessione degli emisferi (12) .Tale condizione, assimilabile per certi versi a quella dello split brain (la condizione di “cervello diviso” da commisurotomia per la terapia di forme di epilessia intrattabili) (1-3) ,comporterebbe una mancanza od una carenza di integrazione delle informazioni in uscita dai due emisferi, con conseguente possibilit� che l’attivit� di ciascun emisfero non venga riconosciuta dall’altro come propria, ma attribuita a stimoli esterni (13) .

Il modello di una disconnessione interemisferica viene attualmente interpretato secondo due ipotesi: quella della iperconnessione anatomica e quella della desincronizzazione funzionale.

L’iperconnessione interemisferica troverebbe la sua base patogenetica nella persistenza di un eccesso di fibre callosali, non eliminate fisiologicamente durante il periodo embrionale e neonatale (14) .

La seconda ipotesi, invece, considera la disconnessione come un evento funzionale, da ascriversi ad una perturbazione della sincronizzazione tra i due emisferi (15) ;tale teoria si basa sull’ipotesi secondo la quale la funzione del CC sarebbe “integrativa dell’attivit� mentale”; il CC sarebbe implicato nei fenomeni di lateralizzazione emisferica, inibendo alcune funzioni di un emisfero e favorendo le stesse nell’emisfero controlaterale. La rappresentazione del linguaggio sembrerebbe ben inquadrabile secondo questa teoria (16) ,come dimostrano gli studi di Selnes che riportano, infatti, nei soggetti con agenesia del CC una rappresentazione bilaterale del linguaggio (17) .Secondo l’Autore, la possibilit� di apprendere il linguaggio verbale mostrata dai bambini emiplegici, dopo emisferectomia, potrebbe indicare che le influenze inibitorie esercitate dal CC sarebbero pregnanti durante lo sviluppo del Sistema Nervoso Centrale (SNC): la commissura eserciterebbe, infatti, una soppressione di alcune funzioni in uno dei due emisferi telencefalici (in particolare il destro per la rappresentazione del linguaggio), al fine di prevenire una duplicazione funzionale, che sarebbe inutile ed antieconomica. Anche le allucinazioni uditive potrebbero essere spiegate nello stesso modo: anomalie callosali determinerebbero un discontrollo funzionale tale che l’area di Wernicke del lobo temporale sinistro percepirebbe l’attivit� dell’area del linguaggio del lobo frontale destro, omologa a quella di Broca, come non proveniente da un s� interno, ma dall’esterno, con conseguente interpretazione delirante.

La sintomatologia psicotica, presente in schizofrenici con agenesia del CC, potrebbe essere correlata, nel modo pi� semplice, ad una assente o ridotta comunicazione interemisferica, con conseguente riduzione dell’attivit� inibitoria esercitata dal CC su alcune specifiche funzioni corticali di un emisfero; ma potrebbe essere anche letta secondo la teoria dell’iperconnessione, in quanto in seguito all’agenesia, potrebbero essere reclutate altre vie nervose di comunicazione interemisferica; da ultimo la sintomatologia psicotica potrebbe essere la risultante delle due teorie, e quindi caratterizzata da “un eccessivo, forse non filtrato transfer d’informazione interemisferica” (15) .

Dunque, le conoscenze raggiunte finora ci permettono di affermare che sia i soggetti agenesiaci che gli schizofrenici presentano una disconnessione interemisferica ed, inoltre, che nei secondi si riscontra una maggiore prevalenza di agenesia del CC, cos� come una maggiore presenza di sintomatologia psichiatrica, pi� frequentemente psicotica, nei soggetti agenesiaci (18) .

Al fine di inquadrare meglio le possibili relazioni tra le alterazioni del CC e lo sviluppo della patologia schizofrenica, � opportuno soffermarci sulle caratteristiche delle disgenesie di questa commissura.

La Disgenesia Callosale

Le disgenesie callosali possono essere distinte in: agenesia iniziativa, ipogenesi interruttiva ed ostruttiva ed ipoplasia (19) ;possono essere, inoltre, caratterizzate sulla base del proprio periodo d’insorgenza durante l’embriogenesi dell’encefalo.

Nella sua definizione classica, l’agenesia del CC � rappresentata dal “mancato sviluppo di tutta, o di una parte, della maggiore fra le commissure neocorticali”. Esistono, dunque, due forme di agenesia, quella totale, caratterizzata dall’assenza di tutte le fibre del CC e quella parziale, dove riescono a svilupparsi esclusivamente alcune fibre callosali, localizzate, secondo gli Autori, in posizione anteriore (20) .

Nei casi di agenesia iniziativa � la massa commissurale a non svilupparsi; a ci� corrisponde una assenza completa del CC nell’adulto. Se il letto commissurale, dopo un’adeguata induzione, viene bloccato nel successivo sviluppo, il correlato morfologico al termine dello sviluppo � rappresentato da una riduzione caudale del CC, definita ipogenesi o agenesia interruttiva quando � determinata dai cosiddetti “fattori interruttivi primari”, per definizione idiopatici. Quando, invece, i fattori interruttivi sono i “fattori ostruttivi organici”, localizzati profondamente sulla midline del telencefalo in via di sviluppo, si parla di agenesia ostruttiva. Questi fattori, collidendo frontalmente col CC in crescita caudale, ne determinerebbero ostruttivamente un arresto di maturazione. Riguardo alla agenesia ed ipogenesi primaria va sottolineata l’impossibilit� di riconoscere definiti fattori eziopatogenetici precoci del mancato sviluppo.

La terza forma di anomalia callosale � rappresentata dall’ipoplasia; in questo caso � possibile osservare un CC completamente formato ma focalmente o totalmente ridotto in dimensioni.

All’origine di quest’ultima anomalia morfologica viene invocata una anomala laminazione nei layers corticali dove risiedono gli assoni dei neuroni responsabili per le fibre commissurali. � cio� possibile che “una corteccia cerebrale disgenetica, semplicemente, non proietter� verso la midline un normale complemento di assoni per la decussazione”. Ci� permette di definire ulteriormente l’ipoplasia callosale come proiezionale e corticogenica.

Tab. III.
Embriogenesi del Corpo Calloso.
Embryogenesis of the corpus callosum.Il CC origina come una componente della commissura ippocampale, successivamente si separa da questa organizzandosi in posizione interemisferica. Studi di ultrasonografia eseguiti su feti umani hanno permesso di ottenere informazioni pi� precise circa lo sviluppo del cervello umano e del CC in particolare 55.
Nel feto umano il CC inizia a formarsi intorno alla 11a -12 a settimana di vita intrauterina 56 dorsalmente alla commissura ippocampale, crescendo in direzione caudale insieme agli emisferi cerebrali. A 18 settimane di gestazione il CC � praticamente formato: il genu ed il corpo sono chiaramente visibili mentre lo splenio � sottile e non ancora ben delineato.
Durante il secondo trimestre di vita intrauterina avviene la massima crescita lineare e di spessore del CC, che rallenta nell’ultimo trimestre 57.
Alla nascita il CC � lungo circa 44 mm e continuer� a crescere ancora, fino a raggiungere nell’adulto sano una lunghezza di circa 7-9 cm, con uno spessore che va dai 6 agli 8 mm, decrescendo dallo splenio verso il rostro.

Correlati funzionali neurologici della disgenesia callosale

Gi� nel 1968 lo studio di Jeeves dimostrava negli individui privi del CC un abnorme allungamento della risposta motoria crociata allo stimolo visivo lateralizzato, sottolineando dunque la presenza di un deficit nelle prove motorie (21) ;pi� recentemente altri lavori (22) hanno evidenziato difetti nell’apprendimento tattile-motorio e nell’abilit� visuo-spaziale e visuo-percettiva (23) .Dunque, i soggetti con anomalia callosale connatale presenterebbero pi� frequentemente un impairment nelle prove che coinvolgono il controllo motorio e/o le abilit� spaziali (24) ;poich� queste funzioni sono svolte, rispettivamente, dalle aree associative corticali frontali e parietali posteriori, gli Autori ipotizzano che l’encefalo acallosale non sia stato in grado di sviluppare vie alternative compensatorie di comunicazione interemisferica tra le regioni omologhe coinvolte in queste attivit�. Ci� sarebbe dimostrato dalla peggiore performance a test cognitivi dei soggetti acallosali rispetto agli individui sani, con prestazioni dei primi sovrapponibili a quelle degli individui commissurotomizzati. L’intervento supplente funzionale delle spesso invocate vie commissurali alternative (commissura anteriore, posteriore e commissura spinotalamica), sarebbe dunque limitato solo ad alcune delle funzioni svolte dal CC.

Correlati psicopatologici della disgenesia callosale

Pi� difficilmente ricavabile � il dato di una possibile franca sintomatologia psichiatrica nei soggetti affetti da disgenesia callosale. Una delle limitazioni alla revisione della letteratura in proposito � colta da David che riferisce, infatti, della relativa rarit� dell’anomalia nella popolazione generale (0,005- 0,07%), per cui gli studi effettuati su soggetti agenesiaci sono pi� frequentemente casi singoli e dunque le informazioni ottenute difficilmente generalizzabili (18) .Nei lavori su pi� ampie coorti, d’altro canto, le informazioni cliniche sono raramente riportate, forse a testimonianza della pregiudiziale considerazione di questa anomalia come clinicamente silente. Non esistendo una raccolta delle storie cliniche dei soggetti disgenesiaci, risulta dunque necessario risalire ad una associazione del dato neuromorfologico con l’eventuale espressione sintomatologica attraverso una attenta rilettura delle diagnosi, frequentemente laconiche, date dagli Autori dei vari studi.

Il lavoro di Unterharnscheider e Coll. � utile in quanto gli Autori riportano sia la sintomatologia neurologica che il funzionamento psicologico di 23 soggetti affetti da agenesia del CC; nelle conclusioni dello studio tutti i soggetti vengono definiti come “psicologicamente anormali”, tre di essi rispetto alle loro caratteristiche di personalit�, 16 rispetto ai valori di quoziente intellettivo; per quanto concerne le loro condizioni psichiatriche, in particolare, tre dei soggetti manifestano una franca sintomatologia psicotica ed un quarto presenta una diagnosi di psicosi organica, combinata con uno scarso risultato ai test intellettivi (“basso QI”) (25) .

D’altro canto, il gran numero di studi di brain imaging cerebrale eseguiti su soggetti psichiatrici ha mostrato, in quelli affetti da schizofrenia, un importante aumento della prevalenza di anomalie dello sviluppo di alcune strutture della midline encefalica, in particolare del CC (9) .Lo studio di Swayze e Coll., ad esempio, analizzando immagini di Risonanza Magnetica Nucleare (RMN) cerebrale ottenute in 140 schizofrenici e 48 bipolari confrontati con 140 soggetti sani di controllo, ha riscontrato una bassissima frequenza di malformazioni callosali sia nei soggetti sani che negli affettivi (una agenesia, parziale o totale, sarebbe stata infatti riscontrata solo in 5 individui su un campione costituito da 7240 RMN cerebrali), mentre una agenesia parziale del CC � presente esclusivamente nel gruppo dei soggetti schizofrenici (con una frequenza pari al 2%). Altro dato d’interesse proveniente dallo studio � l’associazione di “preminenti e severi” sintomi positivi (deliri ed allucinazioni) nei soggetti schizofrenici con anomalie callosali; tale sintomatologia risulterebbe inoltre, secondo gli Autori, resistente al trattamento farmacologico e condurrebbe quasi invariabilmente alla istituzionalizzazione (11) .

Anche il lavoro di David e Coll. descrive sette casi seguiti personalmente dagli Autori, nei quali alle anomalie callosali si associano patologie di interesse psichiatrico. Gli Autori, inoltre, riportano in una tabella cinque studi pubblicati dal 1970 al 1990, nei quali vengono descritti soggetti con “severi disturbi psichiatrici” associati ad anomalie del CC. Rispetto alla propria serie di casi, le diagnosi risultano preponderantemente inerenti a patologie dello spettro schizofrenico. Gli Autori dello studio asseriscono che “il rischio relativo di schizofrenia nella agenesia callosale � difficilmente ricavabile” stanti le difficolt� di reperire informazioni circa la reale prevalenza dell’anomalia nella popolazione generale e nel selezionare coorti di soggetti nei quali siano assenti alcune anomalie sovrapposte, giudicate dagli Autori confondenti, quali l’epilessia o un basso quoziente intellettivo, e dunque, “nessun significativo calcolo di medie pu� essere fatto solo al fine di menzionare che l’agenesia � un singolare accoppiamento con la psicosi” (26) .

Tab. IV.
Principali studi sulle disgenesie del Corpo Calloso nei disturbi psichiatrici.
Major studies of corpus callosum dysgenesis in psychiatric disorders.

Autore Campione di studio Risultati
Untherharnscheidet e Coll., 1968 23 soggetti con agenesia del CC 3 con disturbi di personalit�,
17 con basso Q.I., 3 psicotici
e 1 con psicosi organica
Swayze e Coll., 1990 studio con RMN di
140 schizofrenici, 48 bipolari
e 140 controlli sani
1 agenesia parziale del CC solo
nel gruppo degli schizofrenici
(1,4%)
David e Coll., 1993 studio di 7 soggetti
con anomalie del CC
2 con schizofrenia, 1 con psicosi
maniaco-depressiva, 2 con
depressione, 1 con sindrome diAsperger, 1 con disturbo
chizofreniforme
Scott e Coll., 1993 studio con RMN di
52 schizofrenici
8 con anomalie della midline
cerebrale di cui:
5 cavum vergae,
2 cavum septum pellucidum,
1 agenesia del CC
e del septum pellucidum
Degreef e Coll., 1992 62 schizofrenici e
62 controlli sani
1 schizofrenico con agenesia
parziale della parte posteriore del
CC con un grado III di cavum
septum pellucidum
Puzella e Coll., 1995 caso di schizofrenia
indifferenziata cronica
alterazione dello splenio con
quadro di empty sell
Guptaet e Coll., 1995 caso di psicosi e
sindrome di Apert
agenesia parziale
del CC
Edelstyn e Coll., 1997 3 soggetti schizofrenici 1 agenesia completa del CC,
1 agenesia parziale del CC
ed1 cavum vergae
Silvestrini e Coll., 1998 caso di fuga psicogena e
disturbo dissociativo di identit�
ipoplasia focale della regione
antero-mediale del corpo calloso

Anche nello studio di Scott e Coll., effettuato nel 1993, l’indagine con RMN in un gruppo costituito da 52 schizofrenici rileva in otto, dei pazienti anomalie della midline encefalica, costituite in cinque casi dalla persistenza di un cavum vergae ed in due di un cavum septum pellucidum, ed in un caso dall’agenesia associata del setto pellucido e del CC. Nello studio in questione manca una descrizione di dati psicopatologici inerenti ai pazienti; gli Autori commentano i ritrovamenti neuromorfologici affermando che questi apparirebbero rafforzare l’ipotesi che la patologia psicotica sia in stretta associazione con varie anomalie della midline encefalica, tra le quali i disturbi di formazione del CC. Propongono, inoltre, un’ipotesi per il meccanismo d’azione di tali malformazioni nella genesi dei disturbi psicotici: le alterazioni della midline cerebrale potrebbero causare “il fallimento della normale modulazione dell’attivit� del lobo limbico, e/o delle strutture corticali o delle regioni verso le quali proiettano”. Un interessante interrogativo lasciato aperto dagli Autori riguarda l’eventualit� di una associazione puramente casuale delle anomalie neuromorfologiche medioencefaliche con la sintomatologia psicotica: in tale caso queste potrebbero essere riviste come un epifenomeno di ulteriori anomalie strutturali (e dunque neuroanatomiche) o funzionali (neurofisiologiche) “radiologicamente silenti”, responsabili della psicopatologia schizofrenica (27) .

Nello studio di Degreef e Coll., effettuato su un campione di 62 pazienti schizofrenici, in uno di essi viene rilevata una agenesia parziale della porzione posteriore del CC, associata ad un grado III di cavum septum pellucidum; nell’omogeneo gruppo di soggetti sani non si riscontra alcuna anomalia di tale tipo e gli Autori commentano il dato affermando che il ritrovamento di agenesia del CC e di disturbi dello sviluppo delle strutture encefaliche che ne accompagnano la formazione (commissura anteriore, ippocampale e setto pellucido) nei soggetti schizofrenici rappresenterebbe un’indicazione che l’alterazione dei normali processi del neurosviluppo abbia un ruolo fondamentale nella genesi dei disturbi schizofrenici (28) .

La recente descrizione di psicosi (con prevalenti idee di riferimento, sospettosit� e allucinazioni uditive) in un soggetto affetto da sindrome di Apert, con agenesia parziale del CC, permette agli Autori di ricordare il frequente riscontro, nei pazienti affetti da tale patologia (Acrocefalosindattilia, Tipo 1), di anomalie del lobo limbico (29) ;la manifestazione di chiari sintomi psicotici nei pazienti potrebbe essere causata, secondo gli Autori, da una “distruzione del controllo genetico dello sviluppo callosale”. Altri Autori, in passato, avevano riscontrato lo stesso dato e cio� quello di una associazione tra agenesia del CC ed alterazioni a carico del sistema limbico, agenesie che nel loro campione di studio erano presenti in 10 degli 11 soggetti esaminati (30) .Poich� le patologie organiche encefaliche nelle quali � presente una franca sintomatologia psicotica sono pi� spesso rappresentate da lesioni cerebrali che coinvolgono le proiezioni dopaminergiche, soprattutto a livello del sistema limbico, � possibile ritenere che una disfunzione di queste strutture “predisporrebbe allo sviluppo di una psicosi”, ovvero alla percezione di “esperienze anomale quali deliri o allucinazioni” (30) .

Di estremo interesse appare un recentissimo studio con RMN che riporta tre casi di pazienti schizofrenici con alterazioni a carico della midline cerebrale, costituite da agenesia totale del CC nel primo paziente, agenesia parziale con un residuo di fibre callosali nella zona anteriore in un secondo caso e cavum vergae nel terzo caso. La valutazione neuropsicologica del gruppo di studio, eseguita con test cognitivi (Wisconsin e Stroop), dimostra una riduzione prestazionale riconducibile a disfunzioni a carico delle regioni anteriori del lobo frontale, analoghe a quelle che si riscontrano in soggetti con alterazioni strutturali frontali. Gli Autori concludono affermando che solo da un confronto tra soggetti schizofrenici con disgenesie callosali e controlli “sani” senza sintomatologia psicotica, con analoghe anomalie, sar� possibile avere dei dati in grado di spiegare le alterazioni della performance (31) .

Un caso di ipoplasia focale della regione antero-mediale del CC, visto con RMN cerebrale, � stato da noi descritto in un soggetto con diagnosi di fuga psicogena e disturbo dissociativo di personalit� (32) .Il caso appare di utile presentazione in questa sede, in quanto mentre, come fin qui detto, � possibile osservare una associazione tra agenesia callosale e disturbi psicotici, mai questa disgenesia, per quanto ci risulta, � stata descritta e associata con il disturbo dissociativo. In questo caso l’ipoplasia focale � evidente a livello del genu del CC, che contiene fibre che connettono le cortecce prefrontali, ed a livello mediale dove sono presenti fibre che provengono da aree motrici, somatosensitive ed uditive. Nel caso osservato, la possibile spiegazione � che l’agenesia presente a questo livello sia in qualche misura implicata funzionalmente nella dissociazione tra identit� personale e memoria corrispondente alla sintomatologia clinica.

I risultati di questi studi ci consentono di segnalare se non una prevalenza, almeno un trend per lo sviluppo di psicopatologia nei soggetti con disgenesia callosale. In questi casi si osserverebbe, inoltre, un decorso grave della sintomatologia, esordiente in et� giovanile e scarsamente rispondente ai trattamenti terapeutici; ci� sarebbe particolarmente significativo nel caso dei soggetti psicotici (in realt� prevalenti) dove la sintomatologia positiva viene pi� volte descritta come “pi� forte e refrattaria alla terapia”. Swayze afferma, commentando tale dato, che alla base dell’espressione di una sintomatologia produttiva negli psicotici sarebbe presente una abnorme connettivit� neuronale del lobo limbico; l’epifenomeno di tale anomalia sarebbe la presenza di un CC malsviluppato (11) .A tale riguardo va sottolineato il riscontro, con indagini neurofunzionali, di una diffusa e bilaterale iperattivazione nell’encefalo degli schizofrenici con prevalenti sintomi positivi, rappresentata da un aumento del flusso encefalico pari al 20-35%, ed una areattivit� nei soggetti con prevalente sintomatologia negativa (nessuna variazione di flusso) (33) .Il dato � molto interessante, soprattutto perch� potrebbe essere messo in relazione con il modello che farebbe risalire la sintomatologia psicotica (soprattutto le allucinazioni ed i deliri) ad anomalie nei processi di lateralizzazione emisferica, mediate dal malfunzionamento del CC, postulata da Nasrallah nel 1985 (13) .Il ritrovamento di diffusa iperattivazione encefalica nel gruppo dei soggetti prevalentemente positivi viene interpretato come una evidenza di carente lateralizzazione, che potrebbe rimanere clinicamente silente per lungo tempo e manifestarsi pi� tardivamente con l’espressione di una sintomatologia positiva. Il parallelo con i soggetti con disgenesia del CC � estremamente suggestivo: nei casi di iposviluppo o mancata formazione del calloso, infatti, il danno neuroanatomico � ben evidente e non � necessario, dunque, postularne un malfunzionamento su base neurofunzionale; le manifestazioni psicotiche, a questo riguardo, potrebbero essere valutate alla luce di tale anomalia macroscopica.

� interessante sottolineare, infine, che i risultati dei test neuropsicologici volti ad investigare la funzionalit� del trasferimento interemisferico nei soggetti disgenesiaci dimostrano un impairment delle funzioni svolte dalle aree frontali e parietali (22) ;questo dato ha una spiccata similitudine con riscontri sui pazienti schizofrenici, nei quali pi� volte sono stati segnalati vari aspetti di ipofrontalit� (34,35) .

Recentemente abbiamo descritto un caso di uno schizofrenia che presentava all’esame con RMN cerebrale alterazioni a carico del CC costituite da ispessimento e presenza di aree iperdense e ipodense associate ad un quadro di sella vuota. Il soggetto in trattamento con aloperidolo riportava una prestazione ridotta al WCST e al test di Stroop, che migliorava alla sospensione del neurolettico per peggiorare nuovamente in seguito a somministrazione di clozapina (36) .

Se lo studio longitudinale di soggetti con agenesia, nei quali la mancanza del CC si manifesta funzionalmente con deficit simili a quelli osservati negli psicotici, ne dimostrasse una tendenza maggiore a sviluppare psicosi, il malfunzionamento callosale potrebbe essere rivisto come il substrato di un diffuso malfunzionamento cerebrale, che coinvolge il trasferimento interemisferico e rende l’individuo pi� vulnerabile allo sviluppo della schizofrenia.

Alterazione del trasferimento interemisferico
nella schizofrenia valutata attraverso i test neuropsicologici

Gli aspetti neuropsicologici della sindrome schizofrenica sono stati ampiamente studiati (37) .L’alterato trasferimento interemisferico, con ridotta performance, a livello del CC nei soggetti schizofrenici � stato riscontrato in numerosi studi con l’utilizzo di differenti tests neuropsicologici (38) .

Negli studi che investigano le funzioni neuropsicologiche di soggetti con disgenesia del CC, si riscontrano frequenti deficit nelle funzioni svolte dalle aree associative corticali frontali (attivit� bimanuali e trasferimento dell’apprendimento motorio) e parietali posteriori (analisi spaziale), analogamente al dato della presenza di ipofrontalit� (24,31) .I test neuropsicologici quali il Wisconsin Card Sorting Test e il Test di Stroop, che in passato segnalavano tale deficit, sono attualmente supportati da sofisticate indagini funzionali cerebrali, come gli esami PET e SPECT, che avvalorano tale dato (34,35) .

Il capostipite di questi studi risale al 1973; in quell’anno alcuni studiosi, sull’onda dell’interesse generato nella comunit� scientifica dal riscontro di anomalie autoptiche nel CC di soggetti schizofrenici (39) ,testarono la capacit� di accoppiare lo stimolo diretto verso un unico emisfero (sia il destro che il sinistro) e di accoppiare crociatamente, cio� di riconoscere come uguali o differenti, due parti di informazione proiettate, nello stesso tempo, verso entrambi gli emisferi. I risultati dello studio dimostrano una ridotta performance negli schizofrenici nel riconoscimento crociato di lettere e forme, rispetto ai controlli sani e ad altri casi psichiatrici. Gli Autori commentano il dato come “patologia dell’articolazione tra le due met� del cervello. Come se il paziente mostrasse una parziale disconnessione cerebrale e che ci� riflettesse alcuni cambiamenti nell’efficienza del CC” (40) .Risale invece al 1980 una delle prime applicazioni a pazienti schizofrenici dei tests stereognosici cross-emisferici (in grado cio� di investigare il trasferimento intermanuale d’informazione riguardo al discernimento di forma degli oggetti, funzione propria del calloso) (41) .In questo tipo di studi il paziente deve discernere tra oggetti di uso comune (ad esempio chiavi, monete) e oggetti non-meaningful, senza significato (cio� di forma casuale), esclusivamente al tatto, attraverso la manipolazione degli oggetti effettuata con un’unica mano. Anche i risultati di questo studio sono in linea con una ridotta performance negli schizofrenici, caratterizzata da uno scarso trasferimento dell’informazione intermanuale stereognosica degli oggetti a forma casuale, sia dalla mano destra alla sinistra che viceversa. Il commento dell’Autrice a tale risultato viene valutato sulla scorta dell’evidenza che anche nei soggetti sani gli oggetti d’uso comune sono pi� facilmente ricordabili rispetto ad oggetti di forma random, in quanto possono essere “nominati”; negli schizofrenici tale difficolt� nel trasferimento di informazione per le forme non significative attraverso il CC sarebbe acuito, poich� la schizofrenia sarebbe costantemente “accompagnata” da un difetto della comunicazione interemisferica. Anche se confrontata con le risposte di altri pazienti psichiatrici, la percentuale di errore nel trasferimento dell’informazione tattile, tramite il Tactual Performance Test, risulta significativamente maggiore nei soggetti schizofrenici (42) .

Anche nel caso della sperimentazione condotta da Craft e Coll. in un campione costituito da soggetti schizofrenici, soggetti schizoaffettivi e controlli sani, testati con prove di cross-localizzazione dello sfioramento digitale, un test per i movimenti associati, uno di performance tattile ed infine una prova di trasferimento interoculare di immagine, si osserva un decremento nell’abilit� dei tre sottogruppi, con gli schizofrenici che effettuano il maggior numero di errori e gli schizoaffettivi che ottengono un punteggio intermedio fra quello ottenuto dai primi e dai soggetti sani (43) .

Nell’esperimento di Merriam e Gardner, che hanno studiato la processazione dell’immagine visiva intra- ed interemisferica attraverso la presentazione tachistoscopica di stimoli lessicali e spaziali in schizofrenici e controlli sani, la performance dei primi nelle prove di trasferimento intra- ed interemisferico risulta invece comparabile statisticamente a quella dei sani, sebbene “ad un livello minore di efficienza”, fornendo le risposte con un maggior tempo di latenza (44) .Gli scarsi risultati nell’esecuzione sarebbero totalmente attribuibili al deficit attenzionale (45) .

Un significativo passo in avanti � compiuto da David nel lavoro del 1987, in cui si avvale del riconoscimento dei colori per testare il trasferimento interemisferico, partendo dal dato che per nominare i colori nel campo visivo sinistro e per discriminare i colori attraverso gli emisferi sia necessaria l’integrit� della porzione posteriore del CC. L’innovazione proposta dallo studio di David consiste nel testare il trasferimento di informazioni semplici, che l’Autore definisce “percepts”, percezioni semplici, che non richiedano il processamento specializzato (ovvero svolto preferenzialmente da uno dei due emisferi), necessario per il trasferimento di informazioni pi� complesse, quale quello richiesto dal trasferimento di parole, discorsi o forme. La percezione dei colori, secondo alcuni studi citati dall’Autore, sarebbe non-lateralizzata e richiederebbe un processamento minimo, risultando il colour naming ed il colour matching le prove pi� idonee all’individuazione di un eventuale deficit del trasferimento callosale negli psicotici. Tale studio evidenzia che i soggetti schizofrenici producono pi� errori nel matching-task e nel naming dei colori presentati al campo visivo sinistro (emisfero destro), piuttosto che al destro (emisfero sinistro); entrambi i risultati rifletterebbero, nelle parole dell’Autore, un difettoso trasferimento interemisferico attraverso il CC (46) .Lo stesso Autore, utilizzando come misura del transfer fra gli emisferi il Test di Stroop, conferma l’evidenza di una alterazione del trasferimento interemisferico in schizofrenici in due successivi studi (18,47) ;nel secondo dei lavori la differenza nel tempo di reazione fra lo stimolo (parola-colore) uguale e quello differente risulta infatti aumentato negli schizofrenici rispetto ai controlli, suggerendo una disfunzione della struttura implicata nel transfer stesso, cio� il CC.

Alterata funzionalit� del Corpo Calloso e variabilit� clinica nella schizofrenia

L’accurata revisione degli studi su “Schizofrenia, corpo calloso e comunicazione interemisferica” effettuata da Coger e Serafetidines nel 1990 sottolinea la presenza di un “problema associato col trasferimento d’informazione fra i due emisferi cerebrali per alcuni gruppi di schizofrenici”. Gli Autori commentano infatti l’eterogeneit� nei risultati degli studi analizzati supponendo che la sorgente di variabilit� sia imputabile alla costituzione di campioni di schizofrenici privi di selezione per sottogruppi diagnostici. Nei soggetti con esordio sintomatologico tardivo e con preponderanza di sintomatologia positiva, il substrato funzionale sarebbe infatti un ridotto transfer, mentre quelli con esordio precoce e prevalente negativizzazione presenterebbero un eccessivo trasferimento interemisferico (38) .A sostegno della necessit� di studiare campioni di schizofrenici omogenei per sintomatologia, possiamo citare i risultati di una recente ricerca eseguita su un numeroso campione in cui solo il cluster “disorganizzazione” � caratterizzato da un aumento di attivit� del desossiglucosio misurato con la PET a livello della corteccia parietale, cui corrisponde una diminuzione di attivit� a livello del CC (48) .

Oltre alla prevalenza di sintomatologia positiva o negativa, un’altra variabile che potrebbe inficiare la valutazione dei risultati dei tests neuropsicologici sui soggetti schizofrenici � la somministrazione di terapia antipsicotica. Uno studio che investiga il transfer bilaterale di informazioni utilizzando una prova percettivo-motoria di disegno a specchio, il cosiddetto mirror-drawing task, viene fatta eseguire a soggetti sia in regime drug-free sia dopo sei settimane di trattamento antipsicotico. Mentre la latenza di risposta appare statisticamente sovrapponibile nei tre gruppi investigati, costituiti da schizofrenici, loro parenti di primo grado e soggetti sani, l’accuratezza nell’esecuzione della prova � minore nei primi, sia precedentemente che dopo il trattamento neurolettico a conferma dell’ipotesi di una disconnessione funzionale interemisferica; tale alterazione viene valutata come un tratto caratteristico e persistente della patologia e come tale � prevedibile che non mostri alcun miglioramento a seguito di un eventuale trattamento farmacologico, seppur questo si dimostri risolutivo sulla fase sintomatica acuta (49) .

Un recente lavoro sulla funzionalit� interemisferica in soggetti psicotici � stato eseguito da Woodruff e Coll. e dimostra una certa originalit� nel valutare congiuntamente struttura e funzionalit� del CC. Vengono eseguite misurazioni dell’area della commissura e viene somministrato il Test di Stroop in un gruppo di schizofrenici ed in un omogeneo gruppo di soggetti sani di controllo; i risultati mostrano una associazione statisticamente positiva fra area del CC e facilitazione bilaterale ed una correlazione negativa fra area della porzione posteriore della commissura ed interferenza bilaterale al Test di Stroop, comune al campione di schizofrenici ed ai controlli. Viene inoltre valutata l’eventuale correlazione fra dati sintomatologici, valutati attraverso le Scale per la Valutazione dei Sintomi Positivi (SAPS) e Negativi (SANS), ed il dato neuromorfometrico. Emerge una correlazione positiva fra l’area totale del CC e le sottoscale della SANS per l’abulia, l’anedonia e l’appiattimento affettivo; nel campione analizzato, costituito prevalentemente da soggetti cronici, ad un’area minore della commissura corrisponde, dunque, una preponderante sintomatologia negativa (50) .Tale riscontro � di estremo interesse, dati i risultati di alcuni studi precedenti (40) ,tra i quali una nostra recente osservazione sperimentazione che dimostrano una significativa correlazione positiva tra area del CC e sintomatologia positiva, in giovani schizofrenici, prevalentemente early-onset (51) .

Tab. V.
Principali studi neuropsicologici sul transfer interemisferico in soggetti schizofrenici.
Major neuropsychological studies of interhemispheric transfer in schizophrenic patients.

Autore Test utilizzato Risultati
Beaumont e Coll., 1973 Stimolo diretto ad un emisfero
accoppiamento crociato
ridotta performance
nel riconoscimento di lettere
e di forme
Carr, 1980 Test stereognosici
cross emisferici
ridotta performance nel
trasferimento
dell’informazione
intermanuale degli oggetti
a forma casuale
Schrift e Coll, 1986 Test di performance tattile ridotta performance nel
trasferimento
dell’informazione tattile
Craft e Coll., 1987 Test di cross localizzazione allo
sfioramento digitale
Test per i movimenti associati
Test di performance tattile
Test di trasferimento interoculare
di immagine
ridotta performance
in tutte le prove
Merriam e Coll., 1987 test tachitostopico ridotta performance ad
“un livello minore di efficienza”
David e Coll., 1987 Test di trasferimento dei colori difettoso transfer interemisferico
soprattutto a partenza dal campo
visivo sinistro
(emisfero destro)
David, 1993 Test di Stroop alterazione del
transfer interemisferico
David, 1994 Test di Stroop alterazione del
transfer interemisferico
Puzella e Coll., 1995 Wisconsin e Test di Stroop ridotta performance
Biswas e Coll., 1996 Mirror-drawing Test ridotta performance nell’accuratezza
dell’esecuzione del prova
Edelstyn e Coll., 1997 Wisconsin Card Storting Test
Warrington Recognition
Memory test
Visual Object and Space
Perception battery, Test di Stroop
ridotta performance da ipofrontalit�
Woodruff e Coll., 1997 Test di Stroop e valutazione
morfometrica del CC
la ridotta area del CC correla
positivamente con la sintomatologia negativa

Conclusioni

L’interesse sul possibile ruolo rivestito dal Corpo Calloso nella patogenesi della schizofrenia sembra, dunque, riaccendersi alla luce della teoria di una alterazione del neurosviluppo alla base della costituzione di un “cervello debole” che pu� facilitare l’insorgenza della sindrome in et� adulta. � infatti possibile dare un inquadramento temporale del periodo d’insorgenza della alterazioni del CC (e quindi dell’interazione dell’encefalo embrionale con un eventuale insulto), che si attesta tra la 5a e la 15a settimana nel caso dell’ipogenesi ostruttiva callosale e tra la 12a e la 20a nel caso dell’agenesia e dell’ipogenesi interruttiva primaria. Esiste dunque uno sconvolgimento dell’embriosviluppo della zona encefalica mediana, da cause non definite, che procede in tempi precisi. Tempi che, per quanto concerne l’agenesia, alterazione che tra tutte abbiamo visto essere pi� frequente nella schizofrenia, corrispondono al II trimestre di gravidanza, periodo particolarmente delicato e chiamato in causa recentemente (52) .Sebbene, come precedentemente affermato, non sono ben noti i fattori di rischio che possono determinare delle alterazioni nello sviluppo del CC, ci sembra interessante riportare un recente studio eseguito su modelli animali in cui � stato notato che la distribuzione e la densit� dei neuroni localizzati nella corteccia somato-sensoriale che proiettano al CC di ratti adulti � alterata nei diversi layers quando gli animali erano stati esposti ad assunzione di etanolo durante la vita prenatale. Dato interessante � l’iperconnessione callosale: i ratti trattati con etanolo presentavano, infatti, una densit� di proiezione callosali maggiore rispetto ai controlli sani (53) .

Il coinvolgimento del CC nella schizofrenia, in termini di maldevelopment, � inoltre supportato da recenti dati che provengono da studi di genetica secondo i quali il cromosoma 8 con le sue regioni p21 e p23 sarebbe implicato nel controllo dello sviluppo normale del CC e che sue alterazioni provocherebbero alcune forme di agenesia del CC, affidando a questa regione cromosomica un ruolo primario nell’influenzare e regolare le connessioni tra i neuroni (54) .

Alla luce dei dati esposti finora, diviene auspicabile che questa anomalia morfologica, spesso classificata come clinicamente silente, venga osservata pi� attentamente e che soprattutto vengano eseguiti studi longitudinali sulle disgenesie callosali al fine di individuare i casi che svilupperanno una sintomatologia pi� propriamente psicotica.

Ringraziamenti

Il presente lavoro � stato supportato dal CNR nell’ambito del progetto di ricerca “Modelli di interazione tra fattori genetici e non genetici nell’origine di anomalie neuroevolutive della schizofrenia. Indagini neuromorfologiche e densitometriche cerebrali mediante RMN in soggetti schizofrenici” (Responsabile dott. G. Bersani).

Fig. 1.
RMN: sezione sagittale mediana dell’encefalo.
NMR: median sagittal brain section.
� visibile il Corpo Calloso con le sue quattro porzioni: il genu, il rostro, il corpo e lo splenium. Sono inoltre visibili le commissure anteriore, posteriore, abenulare, intertalamica ippocampale.

01Silvestrini.jpg (49211 byte)

 

Fig. 2.
Distribuzione topografica delle proiezioni interemisferiche nel corpo calloso di scimmia Rhesus
Topographic distribution of interhemispheric projections in the rhesus monkey corpus callosum

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Fig. 3.
Suddivisione del corpo calloso secondo Jacobsen. Sezione sagittale mediana
Subdivision of the corpus callosum according to Jacobsen. Median sagittal section

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Fig. 4
RMN dell’encefalo: sezione sagittale mediana. Ipoplasia focale del CC in un soggetto psichiatrico (nostra casistica
Brain NMR: median sagittal section. Focal hypoplasia of the corpus callosum in a psychiatric patient of our sample 

42Silvestrini.jpg (65416 byte)

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