Quattro età, quattro menti

Four ages, four minds

R. Rossi

Dipartimento di Scienze Psichiatriche, Universit� di Genova

Parole chiave: Infanzia – Adolescenza – Et� adulta – Vecchiaia – Strategie mentali
Key words:
Child – Adolescent – Adulthood – Senescence – Mental strategies

All’esame della letteratura e della nosologia d’oggi, risulta evidente che una ventata di cambiamento � venuta a sconvolgere i rapporti tra gli schemi nosologici nelle diverse et� della vita. Lo schema nosologico si basava sulle grandi categorie della psichiatria dell’adulto, come individuata dalla tradizione classificatoria e psicopatologica, essenzialmente tripartita (schizofrenia, malattie affettive, nevrosi, con l’aggiunta a latere delle forme psicorganiche e di personalit�); questo schema era applicato in modo abbastanza diretto alle diverse et� della vita, dando origine a termini come schizofrenia infantile, o al massimo psicosi infantile, e cos� via. La situazione � oggi profondamente cambiata; da un lato per il riconoscimento, negli ultimi cinquant’anni, e l’approfondimento di forme notevolmente diverse (disturbi pervasivi dello sviluppo, autismo e Asperger), dall’altro per le precisazioni che gli studi psicoanalitici hanno portato in special modo nei disturbi dell’infanzia (concetti di anaclitismo, di simbiosi, ecc.), ed infine per una serie di acquisizioni biologiche e sui rapporti tra elementi biologici ed apporti emotivi, come nell’interazione tra genetical preprogrammed child e emotional developing care, trattato quest’ultimo come un vero fattore di sviluppo. Il cambiamento � anche legato alla osservazione clinica comune che i disturbi psichiatrici infantili non si prolungano quasi mai nell’et� adulta, e non � praticamente possibile prevedere la patologia adulta a partire dalla patologia infantile.

Ma il nostro problema � il seguente; � possibile, in questa profonda differenza di presentazione della psicopatologia, individuare un denominatore comune, un punto di convergenza, da un angolo di visuale psicopatologico. Il denominatore comune si ritrova nel concetto di strategia della mente, e cio� delle modalit� che ci� che noi chiamiamo mente, con tutto ci� che di funzionale complessivo e anche di metaforico ha questo termine, mette in opera per adeguare e maneggiare le spinte interne e le esigenze esterne nei diversi momenti della vita.

Abbiamo provato a titolare i quattro momenti della vita sulla base della caratteristica saliente del funzionamento mentale in quell’epoca.

Come si vede l’infanzia � stata indicata come luogo della mente indistinta, per precisare l’aspetto globale, amalgamato, poco specifico del funzionamento, ove tutte le attivit� mentali sono contenute in un unico assieme, scarsamente distinte, ed iniziano il lungo e faticoso iter verso la distinzione, la precisazione e la separazione.

Per l’adolescenza � stato scelto il target proustiano degli “spiriti mediocri”, per indicare il congelamento non creativo delle attivit� mentali, per ovviare all’angoscia che i cambiamenti corporei scarsamente tollerabili producono dopo i 9 anni.

Nell’adulto dominano gli “artifizi della mente” che d� il titolo all’epoca. La mente � complessa, categorica, separa, crea schemi talora artificiosi, propone, attenua, distingue e crea, ella stessa, le basi della nosologia dell’adulto, separando i vari aspetti dell’attivit� mentale in diversi elementi formalmente separati.

Ed infine, il secondo grande mutamento corporeo, quello che domina la senilit� e che abbiamo definito con l’allocuzione oraziana “turpe senectus”, che comporta un tentativo, spesso fallimentare, di adeguare le strategie mentali alla perdita e alla caduta di funzioni irrimediabile.

Infanzia: la mente indistinta

La caratteristica fondamentale della mente infantile � dunque quella del magma pulsionale: le pulsioni sono un tutto unico, non sono distinte, si esprimono come una unica, globale spinta biologica, che tende dal primo momento alla differenziazione che proceder� per tutta la vita.

Ci� si pu� applicare specificamente alle pulsioni alimentari, con tutto il carico di aggressivit� e distruttivit� che � loro proprio, e le funzioni erotiche, non ancora definite, ovviamente, nella loro componente genitale. Questo, molto bene espresso, sul piano metapsicologico, dal concetto psicoanalitico di stadi di sviluppo della libido, da quelli narcisistici, orale, anale e fallico edipico, a quello oggettuale, propriamente edipico, con una evoluzione che comporta una progressiva specializzazione delle aree somatiche e degli organi specifici. � il significato, attualissimo se si tolgono alcune ricadute emotive dei termini, oggi sgraditi, dell’affermazione freudiana per cui il bambino � un “perverso polimorfo”, o, diremmo oggi, un parafilico polimorfo. Ci� vuol dire che una serie di elementi pulsionali, orali, anali, sadici, masochisti, voyeuristici, feticistici, sono tutti specificamente presenti per il fatto che scaturiscono da un amalgama che tutti li contiene, contribuendo in modo globale al soddisfacimento dell’unico bisogno che � quello di essere tenuti, trattenere e non perdere. Sar� nell’adulto che la norma sessuale si specificher� come genitale, legata alla penetrazione e all’orgasmo, ma sempre come comportamento prevalente: la norma sessuale sar� tanto pi� integrata, quanto pi� l’adulto potr� inserire elementi pregenitali, parafilici, senza che questo pregiudichi il prevalere genitale, penetrativo e orgiastico, e senza che modifichi il principio della convenienza, e cio� della concordanza tra individui sul tipo di soddisfacimento.

Ancora bisogna osservare, come ho gi� detto altrove (1) ,che il concetto di temperamento, come base biologica di fondo del comportamento, � un elemento dell’infanzia, ma � un elemento altamente insaturo, saturato poi da dimensioni psicologiche, educative, sociogenetiche, tanto da creare a partire dalla base biologica la “recita comportamentale” che va sotto il nome di carattere (sogno distintivo) o di personalit� (maschera teatrale, inerente alla recita). Il temperamento, costituito da spinte pulsionali e attitudini di risposte biologicamente determinate, osservabile forse nel bambino, diviene poi indistinguibile nell’et� adulta, allo stesso modo come � difficile individuare i colli romani nell’intrico di vie delle grandi citt�.

In questo amalgama, fondamentale � quello che potremmo chiamare il vissuto di onnipotenza. Si tratta di un sentimento che comporta l’idea che ci� che � pensato o desiderato possa diventare per ci� stesso reale, cosa che era stato notato, nel pensiero infantile, gi� da Freud in Introduzione al Narcisismo (2) .Ovvia strategia della mente, in cui l’impotenza funzionale generale, qualora non sanata dall’intervento esterno, pu� produrre la catastrofe. Questo vissuto era stato ben delineato dal Manzoni, che si riferisce all’onnipotenza distruttiva nella poesia “Natale 1838″, in cui, riferendosi alla morte di un piccolo suo figlio la notte di Natale, ed a Ges� Bambino, esprime il suo dolore cos�:

“Si che tu sei terribile

tra questi lini ascoso

in braccio a quella vergine

sovra quel sen pietoso.

Come d’in mezzo ai turbini

regni o fanciul severo,

� legge il tuo pensiero,

� fato il tuo voler”

In questa situazione, il nucleo conflittuale primario si va concentrando ed assiepando in un solo, tragico evento temuto, fantasticato ed in qualche modo esorcizzato: l’abbandono. Si comprende come gran parte della strategia mentale ruoti intorno all’abbandono, la separazione, la perdita come emergenza angosciosa, e porta con s� il binomio fiducia e sospetto, fiducia totale e onnipotente di essere tenuto, o sospetto di essere espulso, di fronte all’eventualit� dell’abbandono che � evento di per s�, nel vissuto infantile, mortale.

Questa strategia mentale comporta, nella struttura binaria fiducia/sospetto rispetto all’abbandono, un inizio di schema o di precisazione delle funzioni mentali che cominciano a passare dal biologico (sento il tuo calore, ti incorporo, soddisfi la mia fame o mi fai morire di freddo o di fame) al pi� globale e sintetico e cio� psichico (mi tieni, mi nutri e mi consoli, o mi cacci e mi disprezzi). Inizia cos� la funzione della mente e la strategia mentale pi� complessa.

Talch� potremmo definire la patologia del piccolo bambino come una patologia dello sviluppo biologico, che precede il conflitto.

1) Intanto, la patologia riguarda direttamente le funzioni corporee, che affollano il DSM IV (3) nel gruppo dei disturbi di tipo alimentazione, escrezione ecc. (dalla Pica, alla Ruminazione, ecc.). Son quelli che potremmo chiamare disturbi diretti del magma pulsionale.

2) Tutta la patologia che afferisce all’anaclitismo. Il concetto, che deriva da Spitz e dai suoi studi sul primo anno di vita del bambino, � legato ai bisogni di appoggio e sostegno concreto e somatico sulla “taking care persons”. � probabile che in realt� possiamo parlare di depressione, nel piccolo bambino, solo in questi casi, peraltro assai frequenti, e che si esprimono sempre con depressioni costituite da sintomi somatici (ipomotilit�, inappetenza, dimagramento, alterazioni delle funzioni corporee), con quadri che venivano definiti una volta depressione analitica o in casi specifici ospedalismo.

La patologia pu� riguardare le funzioni specifiche, l’acquisizione delle funzioni del linguaggio o delle funzioni cognitive in genere, di cui la dislessia � il disturbo pi� rappresentato. � evidente che qui ci si trova in un’area al confine tra la dimensione neurologica propriamente detta e la dimensione psichiatrica.

Ma ci� che oggi � forse pi� interessante, perch� � venuta sostituendo nella nosologia di oggi la schizofrenia infantile, le psicosi infantili, le psicosi simbiotiche, � la patologia che intacca la seconda ed altrettanto importante funzione mentale che si affianca alle funzioni cognitive, quella relazionale. Possiamo dire che in questa et� si sviluppano queste due funzioni, che corrono parallelamente ma si influenzano grandemente a vicenda. Il disturbo della funzione relazionale, che viene considerato un disturbo generalizzato dello sviluppo, produce quadri altamente specifici che sono del tutto diversi dal gruppo delle schizofrenie dell’adulto, e che costituiscono il capitolo dell’autismo di Kanner, del Disturbo di Asperger e del Disturbo di Rett.

Accanto a questo, possono essere alterati i comportamenti che potremmo definire primordiali, riferentisi alla ricezione e alla risposta agli stimoli, ai comportamenti esplorativi in generale, all’attivit� di allerta della coscienza, tra cui campeggia la discutibile ma ben definita ADHD.

Le difese, ed i meccanismi di difesa contro le pulsioni intrusive, l’angoscia e le spinte dell’amalgama confuso di fondo, sono in questa epoca rudimentali. Questo fa s� che il termine o il concetto di nevrosi, per quanto oggi si possa ancora usare, non � bene applicabile nei bambini: e ci� che � pi� importante, nel bambino piccolo non si pu� dire propriamente che esistano le nevrosi, intese come complessi e in qualche modo elaborati sistemi di sintomi affettivi e di contenuti di pensiero, che rappresentano emozioni e conflitti pulsionali trattati, filtrati e che si presentano come una elaborazione cangiante e sistematizzata; questi elementi si esprimono direttamente come terrori, angosce, ansie separative, pavor nocturnus, pi� che con fobie, ossessioni e altri sintomi strutturati, che compaiono quando il bambino si avvicina ad essere un piccolo adulto.

Ne consegue che la patologia infantile, e la nosologia che vi si riferisce, poco hanno a che vedere con quella dell’adulto.

– Intanto, non si pu� parlare, nel bambino, propriamente di disturbi dell’umore, nel senso di disturbi bipolari o monopolari: la depressione fa parte invece di una situazione pi� diretta e pi� collegata con l’anaclitismo, e cio� con la perdita dell’oggetto che seda il bisogno, e si manifesta in modo esclusivamente somatico, senza intermediari e senza che l’umore, che non ha ancora modo di esprimersi al di l� delle emozioni spiccate di piacere/dispiacere, riso/pianto, secondo una legge del tutto o del niente, e che propriamente non esiste ancora, possa essere interessato. In secondo luogo, � assai probabile che sia vano cercare la schizofrenia in questa epoca, proprio perch� non sono ancora attuali i precisi meccanismi delle strutture e dei processi ideatori, e della coscienza dell’Io la cui alterazione sta alla base della schizofrenia dell’adulto. La schizofrenia, e tutte le psicosi che le facevano da corollario, scompare dalla nosologia del bambino, e dobbiamo mettere al suo posto, come frequenza e gravit�, i disturbi generalizzati dello sviluppo, dall’Autismo all’Asperger. Le nevrosi, ripetiamo, sono espresse da manifestazioni globali e non mediate da ansia, attraverso angosce libere, ansie di separazioni, terrori globali, pavor nocturnus. Le ossessioni propriamente si esprimono come stereotipie e comportamenti ripetitivi, privi della struttura psicopatologica della ossessione adulta, ma con caratteristiche del cataloguing, e cio� della sistemazione stereotipa e ripetitiva di contenuti, o meglio, di stimoli, non elaborabili dalle scarse forze classificatorie e dalle scarse possibilit� di gestione di certe stimolazioni da parte della mente di quest’epoca. Come si vede, al di l� della patologia psicorganica, che in questa et� confluisce nel ritardo mentale, anche se con diverse sfumature, la patologia infantile � del tutto separata da quella adulta: credo che la stretta connessione di questa patologia con lo sviluppo biologico e le primordiali strategie mentali di questa epoca, giustificherebbe l’idea di Freud sulla possibilit� di costituire una sorta di griglia, di tavola di Mendelejeff della psicopatologia, per cui dato il tipo di evento traumatico, il tempo della sua azione, e certi elementi strutturali, si pu� situare in un punto della griglia il quadro psicopatologico che si sviluppa, e quindi lo si pu� in qualche modo prevedere (4) .

Tutto ci� fino agli otto, nove anni di et�: fino cio� al piccolo Hans  (5) che � un bambino decisamente fobico. Ma il piccolo Hans � gi� “un ometto”, ed il suo funzionamento mentale non � pi� quello del bambino, ma dell’adolescente, dove avvengono cambi e stravolgimenti di grande importanza.

L’adolescenza: gli spiriti mediocri

Nell’adolescenza l’elemento drammatico che determina l’instaurarsi delle nuove strategie mentali � senza dubbio il cambiamento corporeo: tutto il periodo di preparazione somatica che precede il menarca, o che precede l’instaurarsi dei processi di orgasmo e di eiaculazione, i cambiamenti di caratteri sessuali secondari che gli fanno corona, le modificazioni dell’assetto corporeo, arti, viso, pelle con tutte le conseguenze estetiche che comportano, sono intanto una intensa esperienza della vita, per sua natura travolgente.

A questo devono essere associati gli adeguamenti pulsionali e sessuali, legati a nuovi tipi di comportamento sessuale, alle responsabilit� generative che compaiono. Pi� in generale, esiste il problema del distacco dalle relazioni parentali, la deposizione della relazione onnipotente insita nella diade madre/figlio, e l’esigenza di chiedere per essere esauditi, incluso il corteggiamento ed i timori di espulsione e di non accettazione ad esso connesso. Ma � il corpo, con le sue modificazioni, che spinge impellente verso le nuove strategie mentali.

Il passaggio dall’amalgama pulsionale, e quindi dall’elemento perverso a tappeto proprio della pulsionalit� infantile, all’ordine genitale, e al setting sessuale adulto penetrativo/cavitario e generativo, coll’esigenza di mantenervi all’interno il maggior numero di elementi arcaici possibili per non essiccare il piacere, e coll’esigenza spesso di adeguarsi ai modelli monogamico/eterosessuali imposti dal mondo esterno, � senza dubbio causa di notevoli scompensi. Importante � il mantenimento di un’area franca dove, essendo possibile spaziare su ogni elemento trasgressivo, sia permesso creare un tempo graduale di passaggio tra mondo interno e realt�, e dato dalla diade fantasia/masturbazione, cui viene dato il nome di Central Masturbation Fantasy. Un altro modo di attenuare il trauma del passaggio sono l’uso della latenza sessuale, con l’instaurarsi della desessualizzazione o della ossessivizzazione della pulsione e della colpa nell’et� scolare, e l’uso della sublimazione, o almeno del tentativo di sublimazione, che rientra sempre nel fondamentale meccanismo di deerotizzazione atta ad attenuare la difficolt� di gestire la pulsione del corpo rinnovato e mutato.

Ma � evidente che la necessit� di tenere a bada il grande turbamento di questa fase di passaggio, e le nuove possibilit� che lo sviluppo ha dato al sistema nervoso, cambiato come tutto il resto del corpo, comportano la creazione di nuove strategie mentali.

Il primo modo � quello che ha dato il titolo a questa sezione delle nostre lezioni, ed � la “comunit� di spiriti mediocri” a cui si riferisce Proust, e che mi pare del tutto centrato per definire questa strategia mentale nell’adolescenza: � costituita da un modo di ritrarsi ombroso e ottuso che spegne la creativit�, l’originalit�, l’apertura e il movimento mentale, che crea un conformismo mediocre, che stupisce talora in adolescenti intelligenti, se non si tiene conto che si tratta di una strategia di risparmio e di raffreddamento, diremmo di understatement e di minimizzazione che crea appunto la “comunit� di spiriti mediocri”. A questo fa riscontro l’inadeguatezza di stile, o meglio la mancanza da parte dell’adolescente di una individuazione di stile personale, nella usualit� o monotonia del linguaggio, nell’adeguamento delle espressioni, nella genericit� dei termini, nel modo di vestire secondo divise obbligate. Ci� � ovviamente connesso alla turba di identit�, che rende difficile in questa epoca della vita la individuazione del proprio modo di essere, dei propri progetti e delle proprie preferenze, con una difficolt� marcata di rispondere alle domande “chi sono io ” e “come chi sono io“.

L’aggressivit� barbarica e non sublimata, con i rabbiosi atteggiamenti contrastanti e oppositivi, l’impossibilit� di inserire odio e distruttivit�, siano o meno giustificati, in una dialettica, anche se polemica, accettabile ed inseribile nella convivenza, producono strategie mentali di scontro.

Abbiamo riportato come esempio il finale della poesia al padre di Silvia Platt:

Daddy, daddy,

you bastard

I’m through

e una lettera di Leopardi a 9 anni di cui qui riportiamo l’inizio:

Alla Signora Marchesa Roberti

Carissima Signora. Giacch� mi trovo in viaggio volevo fare una visita a Voi e a tutti li Signori Ragazzi della Vostra Conversazione, ma la Neve mi ha rotto le tappe e non mi posso trattenere. Ho pensato dunque di fermarmi per fare la Piscia nel vostro Portone, e poi tirare avanti il mio viaggio.

In entrambi questi brani � evidente tutto il disprezzo non sublimato ed impossibile da gestire, sia nei contenuti che nel linguaggio, tipico degli adolescenti.

A controllo di tutto questo viene operata una stereotipia cognitiva, che crea un conformismo teorico straordinario, che contrasta con le istanze trasgressive notevoli, attraverso le mode, i comportamenti usuali, le teorie filosofiche o talora religiose troppo acriticamente condivise.

La apparente rigidit� effettiva nasconde in realt� desideri intensi ed appassionati, ma che prevalentemente non tendono a dirigersi verso l’oggetto, e quindi non possono soddisfarsi: innamorati dell’amore come il tragico personaggio di Hans Sepp dell’”uomo senza qualit� di Musil”.

� ovvio che, nella strategia mentale dell’adolescente, per far fronte al rinnovamento, a differenza che nel vecchio, accanto a questi elementi negativi, vanno segnati tratti altamente positivi e propulsivi: l’intensa nostalgia va annoverata tra questi. La nostalgia � propria dell’adolescenza e non, come talora si pensa, della vecchiaia, dove invece la nostalgia si essicca: se posso citare ancora una volta Proust, � la differenza tra il narratore della Recherche in “A c�t� de chez Schwann” con la sua Madeleine, e l’adulto del “Temps retrouv�”, col ritrovamento di realt� vuote ed essiccate degli elementi fantastici della fantasia. La nostalgia dell’adolescenza � un rep�chage dei momenti felici dell’infanzia per utilizzarli come momenti propulsivi intensi, a muoversi verso un futuro carico di promesse al di l� del superamento del momento critico del cambiamento. E qui, quando la sublimazione riesce, anche se in eccesso, a creare convinzioni filosofiche, religiose, istanze artistiche, pretese politiche, queste possono risultare strategie mentali utili all’evoluzione emotiva della personalit� (il miglioramento della recita), salvo attenuarle e adeguarle in seguito. Ci� che accade di importante � l’inizio dell’uso, che sar� fondamentale nell’et� adulta, della mente come contenitore, attenuatore delle difficolt� e delle angosce provenienti prima di tutto dal corpo. L’attenuazione della separazione, la negazione, la posposizione, la sostituzione che la mente opera ad evitare la frustrazione, comincia in questo periodo, ed in questo periodo comincia anche l’iter che porter� l’adulto che si sta formando a tollerare la frustrazione. Ogni persona adulta � orfana e non � sano di mente chi non sa tollerare la frustrazione: la faticosa acquisizione inizia, come strategia mentale, in questa epoca. In questo senso, una strategia fondamentale che l’adolescente comincia ad elaborare, � la alterazione della comunicazione, dalla tecnica di teatro alla menzogna, e cio� l’utilizzazione delle tecniche isteriche per attenuare i conflitti.

� ovvio che la patologia mentale dell’adolescente � collegata da un lato alla spinta biologica e al cambiamento critico del corpo, e da un lato alle riuscite o fallimentari strategie mentali messe in opera di fronte a questo.

Si delinea dunque l’area borderline: se si osserva bene, questa � implicita in questa situazione e in questa epoca dello sviluppo che comporta l’incertezza dell’identit�; � questa incertezza, di cui abbiamo parlato, che ci permette di dire che ogni adolescente � un po’ borderline, quasi che fosse una tappa inevitabile dello sviluppo. Ma ci� che � importante sottolineare � che la depressione in questa epoca si muove in questa dimensione: sar� spesso vano cercare nell’adolescente la melancolia, o comunque il disturbo dell’umore proprio dell’adulto. la depressione � quasi sempre connessa con una rabbiosa recriminazione contro l’offesa narcisistica, un senso di esigenza di risarcimento rodente contro le immaginarie ingiustizie legate all’antica ferita.

Lo stesso va detto per il suicidio, relativamente frequente nell’adolescenza, che � quasi sempre della categoria dei suicidi rivendicativi, con fantasie di ritorsione, in cui pi� che un voler morire esiste un attacco verso il proprio corpo usato come un atto aggressivo verso il mondo. Come dicevamo, � anche l’epoca in cui la dimensione isterica si precisa. Ma soprattutto, dato che questo � il momento della ricerca di rielaborare i rapporti con le proprie inaspettate pulsioni, � proprio quella dell’adolescenza l’et� in cui la patologia psichica si concentra sulle grandi incertezze ed i grandi errori pulsionali. E precisamente, i disturbi delle pulsioni alimentari, delle pulsioni sessuali e dell’identit� di genere (anoressia, parafilia, transessualismo). Sempre nell’ambito degli errori pulsionali, i grandi errori sono quelli di tipo narcisistico, e cio� errori di direzione delle istanze libidiche, con la tossicodipendenza, classica turba narcisistica del soddisfacimento pulsionale, le turbe della personalit� con elementi di grandiosit� e di progetti fantastici e debordanti, ed infine il tipico, anche se nosologicamente indefinito, quadro di sindrome adolescenziale, caratterizzato da aggressivit�, opposizione, recriminazione e desideri impossibili di risarcimento emotivo. E in ultimo, la schizofrenia. Dire che la schizofrenia ha un inizio adolescenziale � inesatto: l’inizio riguarda l’uscita dall’adolescenza, il momento cio� in cui la strategia mentale adulta prende il sopravvento. Semmai, possiamo dire che in adolescenza, e in verit� anche alla fine dell’adolescenza, la schizofrenia ha una struttura del tutto particolare, del tutto diversa da quella dell’et� adulta, e non a caso porta il termine di ebefrenia. La schizofrenia in quest’epoca � quella che avevo definita “kafkiana”, secondo la descrizione di Kafka in Bimbi sulla via maestra, rispondente in qualche modo alla tecnica delle note per diario intimo, con la carenza dell’Io narrante, la presenza di un “si” impersonale, legato ad un generale disturbo delle dimensioni affettive della coscienza dell’Io, mentre la schizofrenia “Schreberiana”, cos� chiamata per il riferimento al presidente Schreber di Freud (6) ,con la tecnica narrativa del teatro o del racconto, la presenza di un solido Io narrante, comporta una precisa strategia mentale adulta che vedremo ora di seguito (7) .

L’adulto: gli artifici della mente

Nell’adulto, gli artifizi, o le strategie complessive della mente per trattare con le pulsioni ormai definite e specifiche e le esigenze del mondo esterno, sono il pilastro della psicopatologia.

In questa fase, e potremmo stabilire come elemento psicobiologico, anche se non certo sociologico, la soglia dei 18 anni, il connettivo, o meglio la trama, il plot, della mente si � delineato e fissato: in qualche modo, l’individuo ha un copione da seguire, un grande autore, una sorta di Shakespeare interiore gli ha scritto e fissato l’iter che deve seguire, ed � su questa base, ormai definita e in qualche modo rigida, che deve eseguire la sua recita come personaggio o, se si vuole, come “character”.

La mente (il grande drammaturgo) ha categorizzato e le sue pulsioni si sono isolate e definite: da una parte alimentari, dall’altra sessuali, dall’altra parte, depurate di erotismo diretto, ambizioni sociali, ideali religiosi, o ancora ancorate all’erotismo in parte, competizioni, gelosie, invidie, aggressivit� o amori: ma tutto distinto e definito. La sessualit� si � definita ed � diventata o una mistura conveniente di elementi genitali e perversi, in cui il termine “conveniente” significa appunto accordato e accettato anche dagli altri attori, o si � definita come perversione, o se si preferisce, parafilie specifiche.

Ma soprattutto si sono formate, con un inevitabile artificio, le grandi categorie, affettiva e cognitiva, che si sono coagulate per permettere agli individui una migliore e pi� ordinata, anche se schematica, visione del proprio mondo interno, e per fornire allo psichiatra il pretesto di mettere in opera una delle colonne fondamentali della sua nosologia, che nessuna revisione e ammodernamento ha potuto superare, la grande classificazione binaria Kraepeliniana, basata su un’area maniaco-depressiva e un’area schizofrenica.

Ma questa sistemazione categorica ha fatto s� che la sistemazione dei vari avvenimenti interni in questo copione abbia isolato una serie di aree che, ripeto, sono allo stesso tempo una sistemazione interna dei processi mentali ed una sistemazione nosologica della psicopatologia. Vedremo sempre questo topos molto importante in psichiatria: la sistemazione dei contenuti interni nelle strategie della mente corrisponde alla sistemazione delle forme patologiche nella nosologia psichiatrica, nosologia di fatto, che si deduce anche dalle classificazioni ufficiali, al di sotto di definizioni di comodo. Si sono dunque categorizzate l’area cognitiva, l’area affettiva, l’area narcisistica, le forme da significato, la personalit�.

La mente, dunque, ha assunto il suo definitivo significato, alla conclusione di un iter complesso, dall’amalgama infantile indifferenziato attraverso le grandi incertezze ed i grandi adeguamenti adolescenziali, ed ha acquisito il suo definitivo ruolo di contenitore, attenuatore, in qualche modo di sedativo o di droga che pu� spiegare ci� che non � spiegabile, attenuare dolori non tollerabili, fare da mediatore a ci� che il corpo non pu� sostenere, rendere accettabili frustrazioni non gestibili, attraverso le sue operazioni di rinvio, sopimento, amnesie, dismnesie o ipermnesia, negazioni, minimizzazioni o understatement, spostamento di oggetto e di accenti. E l’alterazione della comunicazione � diventata comune in tutte le sue espressioni, e tutte le modalit� isteriche, le tecniche di teatro, la menzogna, fino alle turbe somatoformi, sono in piena utilizzazione e, dobbiamo dire, pienamente anche se tacitamente accettate nella rete di relazioni interpersonali e sociali della norma.

Ma cerchiamo ora di passare rapidamente in rassegna le varie aree in cui si � sistemata la strategia mentale, ed anche la psicopatologia, nell’adulto.

In realt� l’area cognitiva, ove si eccettui i disturbi psicorganici, da perdita evidente di sostanza, e la si intenda come l’area della schizofrenia, pu� essere considerata cognitiva solo artificiosamente, e pu� forse essere meglio definita affettiva.

Di fatto, nella schizofrenia che ho definito Kafkiana, � la coscienza dell’Io nella sua dimensione affettiva che � alterata, con i vissuti allusivi, i sentimenti di comunicazione abnorme, i vissuti angosciosi, perturbanti, che rispondono al concetto Freudiano di Unheimlich (8) ,che hanno vivaci descrizioni nella psicopatologia clinica, da vissuti di influenzamento a sentimenti di stravolgimento e di fine del mondo (Weltuntergangerlebniss). Tutto ci� si muove certamente nell’area affettiva ed � la turba centrale, dovremmo supporre quella veramente somatogena, della schizofrenia, mentre nella forma propriamente adulta, che avevamo definita Schreberiana, la strategia mentale di attenuazione ha trattato questi intollerabili e scompaginanti vissuti con la tecnica della attribuzione o sovrapposizione di significato, con l’intervento dell’Io narrante che ha costruito il suo racconto e ha strutturato il delirio, che restituisce un senso strutturale anche alle allucinazioni, altrimenti, nella forma Kafkiana, tanto pi� perturbanti quanto pi� inspiegabili.

� possibile che la distinzione tra sintomi negativi e positivi, di primo ordine e di secondo ordine, possa corrispondere al maggiore o minore intervento dell’ordinamento narrativo mentale, e che si configurino queste due categorie a seconda del prevalere della turba diretta della coscienza dell’Io nella dimensione affettiva o della sistemazione mentale cognitiva. Forse a questa stoffa affettiva che sta alla base della schizofrenia va riferito la grave difficolt� di definizione quando si cerchi di definirla sul piano comportamentale o con un elenco di sintomi come nel DSM IV: alla fine della lettura dei sintomi, la schizofrenia non viene fuori, forse appunto perch� gioca nell’esperienza interiore rilevabile solo nella comprensione del vissuto, il che da origine a certi termini tautologici degli antropofenomenologi, come la “schizofrenicit�” di Minkowsky.

Quando si definisce l’area affettiva lo si fa con decisione:

I sentimenti sono sentimenti, l’umore � l’umore, ed ognuno di noi ritiene di avere le idee chiare su ci� che � tristezza e contentezza. Questo per una esigenza di porre il pi� possibile agli estremi, con un meccanismo di split, i vissuti, per non essere messi in crisi di fronte alle indecisioni, ai dubbi, alle incertezze fusionali dei desideri. � per questo che la categoria Kraepeliniana maniaco-depressiva � cos� arcigna e bipolare: ma in realt� sappiamo bene come lo stesso respingere questa forma nell’area affettiva, che isola e conchiude l’umore rispetto al pensiero, non � cos� spesso corrispondente alla realt� clinica, dato che sia la mania che la melancolia sono frequentemente deliranti, ed � stato necessario introdurre una categoria oscura, difficilmente definibile, e che vuole indicare soltanto una via di mezzo, che � la categoria schizoaffettiva.

Una delle cose che la mente deve sistemare con pi� pressione ed urgenza, � il bisogno anomalo e non soddisfacibile, perch� questo non diventi invasivo e scompaginante. Questo definisce anche la categoria nosologica poliedrica, ma con un solido denominatore comune, che � l’area narcisistica.

Il bisogno anomalo va inteso come la frustrazione antica, narcisistica, la carenza o mancanza originaria, non pi� fungibile nell’et� adulta, perch� avvenuto su un bisogno specifico di una certa epoca, come un aminoacido essenziale, che non serve somministrare dopo il momento in cui serviva. Questa frustrazione antica lascia la sua impronta in un vissuto di mancanza e assieme di ingiustizia subita, di bisogno costante e ambivalente per la concomitante presenza di una continua rivendicazione, una pretesa di risarcimento, di aggressivit� e di struggimento interiore.

A questa area fanno capo in modo diretto ovviamente le tossicodipendenze, che avevamo trovato gi� nell’adolescenza in termini diversi: l� rappresentavano l’errore nella gestione pulsionale, e quindi irregolari, caotiche e possibilmente transitorie; qua rappresentano lo stabile, strutturato tentativo di ovviare al bisogno non soddisfacibile, se non tramite l’intervento globale, rudimentale e in qualche modo generico della sostanza, o della situazione, produttrici di piacere: quindi non solo dipendenza da sostanze, ma da altre situazioni, come i cosiddetti “workoholics“.

Ma al bisogno anomalo la mente pu� sopperire in altro modo, come nel concentrare tutta l’attivit� libidica, in termini narcisistici, sul corpo, mantenendo intensa la rivendicazione e l’aggressivit�, fornendo alla nosologia tutta l’area somatoforme, ipocondriaca, e del dismorfismo somatico. � possibile che tutte le forme depressive che non riescono a rientrare nell’area bipolare o comunque dei classici disturbi affettivi, e che si assemblano nell’area che era una volta della depressione neurotica, o del cosiddetto temperamento depressivo, o che costituivano il gruppo delle depressioni endoreattive di Weitbrecht, delle depressioni neurovegetative di Lemke, delle exhaustion depression di Kielholz, e che oggi sgomitano per entrare nel variopinto gruppo del disturbo distimico e delle depressioni atipiche, rientrino, assieme alla depressione del borderline, in questa categoria. Di fatto, in questi casi, la depressione non raggiunge mai la profonda soglia della perdita inesorabile e inovviabile, ma rimane sempre a contatto di un sentimento di perdita negata, con la rivendicazione profonda e la continua, tormentosa ricerca del colpevole e il sentimento di ingiustizia subita da attribuire via via a qualcuno che in quel momento assume una particolare importanza.

Le grandi psicosi deliranti non schizofreniche, con personalit� conservata, possono essere a ragione sistemate in questo gruppo, per il prevalere di una grande strategia narrativa che esaudisca le esigenze, connesse al bisogno anomalo, di un mondo fantastico in cui il soggetto � al centro del mondo, secondo un modo di soluzione del bisogno tramite l’onnipotenza arcaica.

E giungiamo cos� ad un punto centrale per ci� che riguarda il nostro copione mentale. L’individuo ha bisogno non solo di dare un significato, ma anche di proporre agli altri il significato della vita psichica. Il che ci costituisce l’area di quelle che potremmo definire le malattie da significato:

Io credo che questa area contenga tutto ci� che nella tradizione psichiatrica passava sotto il termine di nevrosi. Non so con quanta giustificazione, la nosologia di oggi ha obliterato il termine di nevrosi, sfioccando in modo forse dispersivo, anche se con ampie basi cliniche, l’assieme in disturbi d’ansia, disturbi somatoformi (che forse appartengono alla categoria precedente), di conversione, dissociativi e cos� via.

Ma certamente esiste un denominatore comune a queste forme, ed � che il sintomo � in qualche modo un linguaggio ed ha un significato: la fobia dei coltelli pu� voler dire “ti voglio uccidere”, l’amnesia psicogena pu� voler dire “non voglio sapere nulla”, l’impotenza psicogena pu� voler dire “non voglio saperne di donne”.

In questi casi la cura esterna del sintomo in s� (come per via farmacologica) pu� mostrare allo scoperto il conflitto e l’impercorribilit� emotiva, pi� grave del sintomo.

Ed in questo senso, ci pare ovvio che queste forme, le nevrosi, assumano molto spesso l’aspetto di espressioni in forma rigida, eccessiva e caricaturale, del normale procedimento della vita psichica, ove ad ogni sintomo neurotico corrisponde un modo di essere normale, l’accuratezza e la precisione verso l’ossessione, la paura e la cautela verso la fobia, mentre il comportamento isterico costituito da alterazioni della comunicazione e dalle tecniche istrioniche pu� essere ampiamente assorbito da un comportamento usuale, ed anzi necessario al vivere civile.

E ci rimane l’ultima area, quella della personalit�:

Ma questa � l’essenza stessa della strategia mentale, della recita che abbiamo preso come metafora per definire la vita psichica. Abbiamo visto come dalla base biologica insatura del temperamento, la recita porta al personaggio (“character”)e alla maschera teatrale (“persona”), attraverso modalit� di recita che possono essere intese in modo variegate: in senso Platonico, come uomo incompleto, dimezzato, appunto insaturo, alla ricerca, spinto dall’eros, di ci� che gli manca per completarsi; o per ingannare col “comunicare impettiti”, il poco significato di fondo in senso Shakespeariano (signifying nothing); o ingannando l’angoscia con una recita esplosiva e carnascialesca come in Dostoevskij. L’asse II � in questo senso da considerarsi una sintesi di tutto, ed un congelamento nosologicamente discutibile, di modalit� abnormi ed accentuate delle strategie mentali di base.

La vecchiaia: turpe senectus

Ma nella vecchiaia, l’”ananche” fa sentire tutto il suo peso, e lo fa sentire attraverso il corpo, oggetto di cambiamenti definitivi e irreversibili. Potremmo definire questo il secondo mutamento corporeo, secondo, perch� il primo giro di boa l’avevamo osservato nell’adolescenza.

La differenza consiste soprattutto nello sguardo verso il futuro e nella prospettiva, che nell’adolescenza � in qualche modo grandiosa, e fa prevedere una trionfante uscita dall’incertezza e dallo sconcerto per incamminarsi verso una strada ricca di possibilit�. Qui la prospettiva � essiccata e l’apertura verso il futuro � monca: si comprende che la strategia mentale, in questo caso, si basi essenzialmente sul vantaggio del rimanere fermi, del preservare, a scapito delle aperture e delle innovazioni. Questa strategia appare del tutto ovvia, in un quadro ove domina incontrastata la perdita delle funzioni del corpo, del corpo stesso, ma anche degli strumenti per l’equilibrio pulsionale ed emotivo.

Una lirica di Anacreonte ed una di Alcmane serviranno per evidenziare, con una luce poetica fulminea, questo concetto:

Biancheggiano gi� le mie tempie

e calvo � il capo;

la cara giovinezza non � pi�,

e devastati sono i denti.

Della dolce vita ormai

mi resta breve tempo.

E spesso mi lamento

per timore dell’Ade.

Tremendo � l’abisso di Acheronte

e inesorabile la sua discesa:

perch� chi vi precipita

� legge che pi� non risalga

(nella traduzione di Quasimodo)

O fanciulle che il dolce suono seguite con soave

voce, non pi� le membra ho docili

(nella traduzione di Quasimodo)

La capacit� e l’utilit� della rievocazione emotiva � essiccata: come si diceva, seguendo le immagini Proustiane de Le Temps retrouv�, la consolazione ed il rivissuto nostalgico perdono il loro mordente, lasciandoci in mano un passato privo di supporti reali anche se spesso distaccatamente ripetuto, e senza nessun elemento propulsivo fornito per il futuro. Fa difetto essenzialmente la capacit� di ricreare il passato nel presente, come una sempre rinnovata rappresentazione mentale che rompe le barriere rigide tra passato e futuro: per questo il vecchio � un laudator temporis acti. Ed � appunto questa assenza di un passato come motore per l’attivit� futura, attraverso meccanismi complessi, nostalgia, soddisfazione, rimorso, colpa, che da una pulsione propulsiva, che produce un passato invece irreale ed irrigidito.

Si comprende come la patologia, in questo scorcio di strategia, si coaguli intorno ad alcuni fattori.

Intanto una patologia della memoria, sul piano ovviamente organico per la perdita di cervello, come di tutto il resto del corpo; non solo questa, che segna la patologia pi� grave e definita, ma anche sul piano psicologico, con il prevalente attaccamento a ci� cui non vale la pena attaccarsi, in funzione strettamente antiperdita e non propulsiva, e con una carenza di capacit� di scegliere creativamente tra i contenuti mnesici.

E vale qui una regola, che altrove definimmo quella di Edipo a Colono (9) :se � vero che il meccanismo psichico fondamentale � la perdita, il vecchio, in cui la perdita � il regime fondamentale di vita, � intrinsecamente melancolico. Per essere normale, occorre che faccia uso della negazione, e deve allora costituire, come strategia fondamentale, una micromaniacalit� della norma, tramite un cambiamento dei vissuti, una negazione subcontinua, l’abolizione o la scotomizzazione di elementi negativi. La situazione del vecchio Edipo Sofocleo che, dopo una vita di angosce terebranti e di drammi intollerabili, trova la pace finale in quest’ambiente dolce e riposante, in questo stupendo giardino di Colono dove � ricevuto da Teseo: non a caso, il demo attico di Colono fu il luogo di nascita di Sofocle. La fantasia negatoria, porta “Edipo/Sofocle” a trovare una norma illusoria maniacale, per tornare a morire l� dove si era nati.

Questa inevitabilit� della perdita e della depressione rende ragione della facilit� dei vissuti di sentimento di perdita di sentimento, come mescolanza tra melancolia e negazione, una sorta di depersonalizzazione affettiva, e del fatto che angosce incontenibili, quando la negazione cade, sono comuni nella patologia senile, con un facile effetto paradosso al trattamento coi farmaci, in parte per problemi strettamente biologici, in parte per le cadute delle difese protettive che le terapie possono innescare.

Il grande aumento del suicidio � facilmente comprensibile proprio per il fallimento della strategia mentale di fronte alla totale assenza di prospettive. Antichi meccanismi, in questo terreno favorevole del disturbo organico di base, vengono ora reclutati come estremo tentativo di alterazione di una realt� intollerabile.

Isteria senile si riscontra nella norma, con le fantasie grandiose del vecchio che mente per eccesso sugli eventi del suo passato, fino alla pseudodemenza di Wernicke, di cui si parler� altrove.

Conclusione

Se noi vogliamo avere un quadro riassuntivo di questo evolversi delle strategie mentali nelle diverse et� della vita, e della nostra nosologia che segue pedissequamente il mutare delle strategie, possiamo proporre questo quadro, che si riferisce ad un paziente teorico che potesse essere seguito con un follow-up dalla prima infanzia fino alla tarda senilit�.

E dunque la recita � continua: il nostro “Shakespeare” interno non � lontano dalle idee di Macbeth

Life’s a walking shadow, a poor player,

who struts and frets his hour upon the stage,

and than is heard no more, it is a tale

told by an idiot, full of sound and fury,

signifying nothing.

Per evitare questo non significare nulla, e per far fronte al sound and fury, la spinta delle pulsioni e le esigenze del mondo, le strategie mentali, dall’amalgama indistinto del bambino, al tentativo di fronteggiare la disperazione nel vecchio, hanno fatto il loro dovere.

1 Rossi R.
Molto rumore per nulla. Il temperamento.
Giornale Italiano di Psicopatologia 1998;4:168-183.

2 Freud S. (1914).
Introduzione al narcisismo.
In: Opere di S. Freud. Torino: Boringhieri 1976:443-472.

3 American Psychiatric Association.
Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, 4th ed. (DSM-IV).
Washington, D.C.: SAmerican Psychiatric Association 1994. Edizione italiana a cura di Andreoli V, Cassano GB, Rossi R. Milano: Masson 1996.

4 Rossi R.
Una tavola di Mendelejeff per la psiche.
Il Piccolo Hans 1998;58:153-157.

5 Freud S. (1908).
Analisi della fobia di un bambino di cinque anni (caso clinico del piccolo Hans).
In: Opere di S. Freud. Vol. 5. Torino: Boringhieri 1969:481-589.

6 Freud S. (1910).
Osservazioni psicoanalitiche su un caso di paranoia (dementia paranoides) descritto autobiograficamente (Caso clinico del presidente Schreber).
In: Opere di S. Freud. Vol. 6. Torino: Boringhieri 1970:339-406.

7 Rossi R.
Diagnosis of Schizophrenia: return to Schreber.
Comprehensive Psychiatry 1987;28:270-275.

8 Freud S. (1919).
Il perturbante.
In: Opere di S. Freud. Vol. 9. Torino: Boringhieri 1970:81-118.

9 Rossi R.
Edipo a Colono: Equilibri psicologici e Psicopatologici nella Senilit�.
In: Giberti F, ed. L’altra depressione. Padova: Piccin Ed. 1985.